Di Stefano Venditti
(Foto), Di Luigi Calabrese
Ciao Gianni, così ci salutavamo ogni qual volta ci incontravamo per strada e in questi ultimi tempi mi trovavi a passeggiare con mio figlio Marco. Ciao Gianni più che un collega un amico con il quale ho trascorso numerosi fine settimana nella redazione de Il Tempo Molise in piazza Prefettura per chiudere le pagine di sport, io con i miei articoli e tu con i tuoi incentrati principalmente sul movimento cestistico regionale. Ho aspettato qualche giorno dalla tua scomparsa prima di scriverti questo saluto perché non volevo assolutamente ridurre la tua morte ad una semplice notizia di cronaca, ad un trafiletto anonimo come quelli che di solito, ai noi, siamo costretti a scrivere quotidianamente sui vari incidenti che succedono in Molise o ad un saluto di circostanza come spesso avviene in questi casi. Tu non meritavi assolutamente questo, tu meritavi un saluto di cuore.
Sei sempre stato un uomo molto educato, garbato e senza una parola fuori posto. Mai, da quando ti ho conosciuto per la prima volta, ti ho visto arrabbiato o sopra le righe. La tua estrema educazione e la tua eccezionale modestia ti faceva apparire, forse, un po’ timido ed introverso, ma quando parlavi di basket o ci intrattenevamo in lunghe chiacchierate sull’andamento delle squadre molisane che rispettivamente approfondivamo nei nostri pezzi in quelle lunghe ore serali del sabato e della domenica appariva sul tuo volto un sorriso coinvolgente e i tuoi occhi si illuminavano. Il giornalismo e lo sport, il basket prima di tutto e poi il calcio, erano per te una vera e propria passione, una vera e propria ragion d’essere. L’impegno che mettevi nel tuo lavoro in banca era il medesimo che profondevi nello scrivere e nel seguire gli sportivi molisani. Fino al venerdì eri un bancario, il sabato e la domenica eri un cronista sportivo d’assalto dedito anche a coinvolgenti tele e radio cronache dove, a volte, emergeva più il tifoso che il giornalista. Questo accade solo a chi riesce a vivere nel pieno dello spirito tutto ciò che fa nella sua vita. Spesso, ti ricordi, eravamo noi due a chiudere materialmente la redazione de Il Tempo Molise in particolar modo il sabato sera, perché a volte io aspettavo te che dovevi rientrare da una partita di basket o tu aspettavi me che rientravo da un match di pallavolo. Eri una persona seria, su cui poter contare sempre e comunque, meticolosa e precisa nel tuo lavoro sia in banca sia in redazione. Qualità che, all’epoca, erano mal viste da chi diceva che non poteva aspettare i tuoi “tempi biblici” per chiudere il giornale pensando che tu perdessi tempo come se essere scrupolosi, essere precisi, voler rileggere i propri pezzi per evitare errori o per rivedere qualche concetto fossero dei difetti e non delle qualità assolute. A volte su questo aspetto, ricordi, ci scherzavamo insieme e ti prendevo in giro e ti dicevo che la mia ragazza di allora, ora mia moglie Maria, mi aspettava per uscire. Dopo che le nostre strade si sono divise, giornalisticamente parlando, ci siamo incontrati spesso per strada nella nostra Campobasso e tu eri sempre lo stesso, impeccabile con la tua giacca e cravatta e con il tuo impermeabile e con i tuoi soliti modi garbati e gentili tanto che, a volte, quando mi salutavi sembravi quasi di voler chiedere scusa. Eri un uomo di altri tempi, eri un signore con la “S” maiuscola. Sentirò molto la tua mancanza.
Ciao Gianni