Di Vittorio Venditti
Ho Colpito Nel Segno!
E’ strano, sto vincendo ma non sono per niente contento. Non è certo per paura dello starnazzare del quale ti rendiconterò di seguito, quanto per il fatto che le cattive abitudini ed i pregiudizi sono duri a morire.
Erano circa le tre pomeridiane di una giornata piovosa come quella odierna, quando mi squilla il telefonino con la suoneria che ho dedicata a mio fratello. Provo a rispondere, ma la posizione da me tenuta in quel momento non ha permessa la comunicazione, alla faccia del progresso e dell’informatica applicata alla telefonia mobile. Fatto qualche chilometro e ripreso il segnale telefonico, richiamo mio fratello e dall’altra parte mi risponde mia cognata letteralmente inviperita. “Come ti sei permesso di scrivere quello che hai scritto sulla scuola e come ti sei permesso di dire che mia figlia ha detto quello che hai scritto?”. Per inciso, l’altro ieri, mia nipote ha fatti i compiti alla mia presenza ed a quella della nonna paterna, (mia madre), mentre mia cognata non era fra noi. E’ difficile che mia cognata possa parlare di qualcosa che non conosce… Tornando a bomba, io ero in macchina e quindi, per chiudere la telefonata, le ho detto che sarei andato a casa sua, una volta rientrato a destinazione. Così ho fatto ma, arrivato da lei, non l’ho trovata. Lì c’era mio fratello, all’oscuro di tutto che mi ha detto che la moglie era andata a scuola. Lì, c’era anche mia nipote alla quale ho riproposta la domanda che per altro lei ricordava bene, ricevendone la stessa risposta: “lì dobbiamo aspettare i bambini di Tufara, ma non è colpa mia”, come se io avessi imputato quell’angelo di Dio, mentre io me la sono presa con la scuola, ma questo è un discorso più grande di una bambina di otto anni, se pur molto intelligente.
Tornato a casa mia, già dalle scale, sentivo mia madre che alzava la voce al telefono, ma non sapevo con chi. Arrivato in casa, ho immediatamente scritto un sms a mia cognata, sperando che fosse ancora a scuola.
Ecco l’sms:
Ore 15.41
“Sono venuto a casa tua e non ti ho trovata.
Siccome però ci sono stati ulteriori risvolti accaduti proprio in questi momenti, che mi fanno capire che ho colpito nel segno, avverti chi si sente offeso che sto per scrivere il resto e che intendo porre la questione a livello di governo centrale e di stampa.
E scusa se è poco”.
Entrato in casa, trovo mia madre allibita: “Mi ha telefonato Filomena la marmista che mi ha chiesto perché io ti avevo detto di scrivere quello che hai scritto. Mi ha detto anche che lei crede che io lo abbia fatto a posta. Ma che hai scritto?”.
Premesso che è ovvio che io lo abbia fatto a posta e che continuo a farlo a posta almeno finché non cambia questo vergognoso andazzo e che nessuno può impedirmi di difendere i diritti di chi, se pur inconsapevolmente li vede calpestati, quasi non rispondendo a mia madre, incolpevole di tutto, mi sono preparato per scrivere quanto sto farneticando or ora, quando suonano alla porta, mia cognata e la suddetta Filomena Venditti, (la marmista), le quali pensavano d’impaurirmi con il loro dire. Tralasciando le poche parole di mia cognata che riferirò alla fine, tocco con piacere il modo terrestre di approcciarsi di chi, qualche momento dopo, nel tentare d’impormi ciò che lei voleva con degli improbabili “devi fare qua, devi cancellare là”, senza sapere che il fascista sono io e che lei, tutt’al più, può comandare casa sua ma presso di me deve stare attenta a come parla, con il suo dire ha ottenuto l’esatto contrario di ciò che voleva.
Filomena Venditti, è la stessa che si è candidata lo scorso maggio nella lista “Gambatesa nel cuore” con il numero nove, candidata che io trattai così. Costei, visto che non è riuscita a schiodarmi dalla mia posizione con domande del tipo: “ma tu che ne sai della scuola di Gambatesa”, o “non sono cose che ti riguardano. Devi cancellare quello che hai scritto perché se no…”, alla fine, pur di farmi sbroccare, ha iniziato a dire: “tanto quello che scrivi tu, io non lo leggo”, aggiungendo poi, “ci sono rimasta male per quanto hai scritto a proposito delle scorse elezioni: Chi sei tu per giudicare?”, facendo capire chiaramente che lei, non solo legge ma lo fa anche spesso.
Andiamo per ordine:
1°: Se tu ti candidi alle elezioni, io posso, anzi, devo giudicarti e sceglierti o non sceglierti come mia rappresentante. Se non vuoi essere giudicata, o Filomena, sei pregata di non metterti nelle condizioni a che ciò avvenga. Sarebbe come se io, dopo aver fatte le maidunate giornalmente, mi offendessi se qualcuno me ne facesse a capodanno. Al di là di tutto, io ne sarei comunque onorato.
2°: Come già detto ad altri fessi, (da me definiti signorilmente “detrattori”), che dicono di non leggermi e stanno tutti i giorni davanti al computer perché non hanno altro da fare, ripeto la cosa a te o Filomena, che sei venuta a casa mia a dirmi che “quando scrivi, devi fare i nomi”: O mi leggi o fai il contrario, io ottengo sempre il medesimo guadagno, pari a zero. Quindi, come vedi e come desideri, io il tuo nome l’ho fatto, tu, per una volta, abbi il coraggio di dire la verità, non fosse altro che per evitarti la brutta figura che farai di fronte ad altri lettori che, più intelligenti di te, stanno leggendo e giudicando questo scritto.
3°: Io, della scuola e della scuola in generale, so ciò che devo sapere, essendo stato nel campo fino al punto di poter ricevere il titolo di Maestro elementare, con pubblico voto, reperibile là dove gli atti vengono depositati. Ne so al punto di potermi permettere di dire che mia nipote è indietro con il programma di matematica ed a nulla vale l’obiezione di gente come Filomena che dice: “Se vuoi un programma migliore, porta tua nipote in una scuola privata”, perché nel caso specifico, mio fratello paga le tasse onestamente ed ha diritto al servizio scolastico, innanzitutto ai sensi dell’articolo tre della Costituzione, poi perché non c’è alcuna Legge che divide i bambini in gente di serie “A” e serie “B” sulla base delle ricchezze vantate dai di questi genitori.
Ribadisco:
Tutta la mia solidarietà ai bambini che vanno meno bene, tutto il mio disprezzo per chi li costringe o li ha costretti ad inseguire, provocando anche danni a chi va meglio, costretto a frenare in nome di una falsa solidarietà che copre vere e conclamate incapacità.
Bypassato ciò che penso in merito a quanto non detto di questa storiaccia, tornando a volare in alto e per chiudere, almeno per il momento, voglio riprendere le poche parole dette in lacrime da mia cognata: “Quella maestra è l’unica che sa di matematica e rischiamo di perderla”. La vita è fatta di alti e bassi e se la persona in questione sa fare, sta pur sicura che non perde niente. Se poi la Nostra è offesa a priori e dovesse decidere di andare a lavorare da qualche altra parte, io sono più che sicuro che la scuola, una volta ben gestita, saprà trovare il giusto rimedio a chi si renderà volontariamente e liberamente assente. Resta però reale un diario che in questi giorni, per una bambina di terza elementare che studia nella scuola statale dell’obbligo, prescrive esercizi di sottrazione che normalmente si eseguono l’anno prima e questa cosa, nel duemilaquattordici, è inconcepibile. Se poi gli interessi e le paure sono altre, non sta a me indagare in merito. A me spetta dire che una scuola del genere che opera in questo modo, deve sparire da Gambatesa e che questi signori, così accalorati da due parole espresse in merito a qualcosa che non va, devono ringraziare Dio che la bambina in questione non sia mia figlia, perché altrimenti avrei seguito a ruota ciò che hanno fatto altri gambatesani che, in pieno diritto di far frequentare la scuola dell’obbligo ai loro figli in paese, hanno deciso di portarli in scuole evidentemente meglio organizzate, ovvero, di trasferirsi armi e bagagli, spopolando Gambatesa per dare un futuro migliore alla propria discendenza.
E speriamo di esserci capiti.