Di Vittorio Venditti
(Foto), Di Salvatore Di Maria, Marco Frosali E Prese Da Internet E Dall’Articolo Che Ha Lanciata La Notizia
Ma Io Non L’Ho Incontrato
Ci sono notizie ufficiali come questa, da me riportata perché mi è stata inviata, e resoconti come quello che stai per leggere, documento assolutamente soggettivo, scritto che non ce l’ha con nessuno, (come il vittimismo clericale vuol far credere), ma che fotografa solo un dato di fatto che la chiesa non vorrebbe che fosse diffuso, situazione che fa parte della realtà, anche perché, che che ne dica chi ha gestito e sta gestendo lo spettacolo del quale vado a parlarti, è qualcosa che coinvolge la maggioranza dei gambatesani, quella maggioranza che in genere fa una faccia davanti e l’altra dietro, pur di non mettersi in discussione.
I fatti:
Giovedì sera dunque, rientrando da Campobasso, già potevo toccare con mano l’aria di “festa” che pervadeva Gambatesa: Arriva il Vescovo, quindi, tutti in abito importante e tutti in piazza Riccardo, al cospetto di quella Madonna che è paziente all’inverosimile, magari nel guardare quanto di falso era nel sentimento di chi stava occupando quella piazza. Va detto infatti, che già il modo di chiedere, (imponendo subdolamente), tale partecipazione, aveva urtato non poco il sentimento di tanti che, più o meno esplicitamente, quella sera ed il giorno successivo, avevano comunicato in discussioni più o meno in tema, tale disagio.
Giovedì sera, una moltitudine di gente in “festa” stava aspettando Sua Eccellenza il Vescovo, padre Giancarlo Maria Bregantini per accoglierlo e scortarlo nella chiesa madre, affinché dicesse la prima Messa, (come dice il programma di cui sopra), affinché iniziasse lo spettacolo, parte di quella tourné della quale io ho già sparlato qui.
Ma perché il sospetto?
Come detto, in piazza Riccardo c’era talmente tanta gente che sembrava che il paesello fosse tutto raccolto in quel luogo. Io e Totore, in vena di vivere la nostra vita liberamente e senza alcuna costrizione, alle sèi del pomeriggio di quel sedici ottobre, eravamo usciti per andare regolarmente presso un’altra chiesa, in quel caso il bar Pallons, potendo contare sul fatto che doveva essere aperto per miracolo, atteso che non avesse clientela. Arrivati sul luogo e dopo aver fatto il censimento dei locali aperti, (cafter era chiuso per turno e a Ccett per propria volontà), ecco la prima sorpresa: Il bar era praticamente pieno e si potevano notare le facce che generalmente s’incontrano il giovedì, quindi i primi dubbi sulla reale consistenza della folla pro vescovo.
Iniziata la nostra “funzione”, vale a dire quella di acquisire il primo bicchiere di birra della serata, fra una chiacchiera da bar e l’altra, sentiamo la banda, anzi, una delle due bande che sono realtà del paesello, suonare una delle solite marcette, per la verità con modalità di routine e senza nemmeno troppa convinzione. Sì, perché l’organizzazione di quella serata, aveva voluto fare le cose in grande, “invitando” tutte e due le bande in un’armoniosa, quanto falsa fratellanza che non ha convinto nessuno. Fra l’altro, va detto che quella serata è andata in favore del Paradiso, non avendo percepito, (i bandisti), alcun compenso, ma, nel caso della Lorenz Band, solo una bevuta al bar a fine missione.
Le bande suonavano alternativamente e la folla oceanica si avviava verso la chiesa madre, ma una decina di minuti dopo, visto che il bar Pallons è sito in via Nazionale Appula, noi, frequentatori di quella chiesa alternativa, abbiamo potuto vedere tutta una serie di veicoli carichi di gente, in fase di abbandono di Gambatesa:
La folla di cui sopra, era di gambatesani?
Ricordo come fosse ora, quando trent’anni fa, alla prima venuta dei testimoni di Geova, don Peppino, (quello in foto al fianco del vescovo), li prendeva in giro dicendo che “quella setta, pur di mostrare un numero alto di proseliti, li fa venire dai paesi vicini”. Don Peppino aveva ed ha ragione in merito, atteso che ogni settimana, la sala del Regno che è sita vicino al locale distributore di benzina, si riempia di persone non del nostro borgo, gente che mostra la sua presenza con le numerose auto parcheggiate in loco.
Giovedì, quanto c’è stato di diverso da una simile riunione, tolta la religione alla base dell’incontro?
Quant’è stata diversa poi quella serata, se consideriamo la visita dello scorso cinque luglio di Papa Francesco in Molise?
Anche il cattolicesimo mette in piazza le genti della propria forania e forse non solo, atteso che i locali siano pochi e che si farebbe brutta figura con chi viene accolto?
Sì, lo dimostra quant’ho appena scritto, cosa che la chiesa non ammetterà mai!
Lasciando quanto accaduto giovedì e bypassato il programma del giorno successivo perché non degno di nota, andiamo a ciò che abbiamo potuto vivere ieri mattina, quando di buon ora, l’illustre ospite ha voluto far aprire una chiesa che normalmente è chiusa, chiesa che sarebbe anche un bel vedere ma che non viene sfruttata come bellezza del luogo: La chiesa di San Nicola.
Questa chiesa, chiusa per volontà di chi se ne ritiene il proprietario, è stata da noi immortalata come da data in didascalia:
Qual è la differenza fra quel giorno ed oggi?
Dopo questa visita eccellente, la vedremo aperta ed a disposizione di chi abbia voglia di visitarla?
Secondo me, resterà tutto come prima e la chiesa di San Nicola tornerà a far compagnia a quella del Purgatorio, anch’essa chiusa e forse usata come rimessa per le statue in disuso.
Ieri pomeriggio poi, contrariamente a quanto si diceva, Sua Eccellenza ha lasciato il paesello per altri improcrastinabili impegni, cosa che la dice lunga sul rispetto dato all’oceanica folla dal loro ospite, cosa che tiene vivo in me il dubbio sulla reale utilità di una visita tanto sbandierata e tanto attesa, (ormai è chiaro), solo dai soliti, in verità pochi noti.
Mentre scrivo, il vescovo dovrebbe essere tornato sui suoi passi per celebrare la Messa che chiude la visita come da programma e chi si è visto si è visto.
Come detto nel sottotitolo, io non l’ho incontrato, ma lo avrei voluto incontrare, solo che ovviamente a noi non era permesso l’accesso, cosa che ancora la ridice lunga sul settarismo che ormai contraddistingue un’azienda che è solo tale, alla faccia di quanto predica instancabilmente l’unico estraneo a quella setta, quel Papa Francesco che spero venga lungamente conservato da Dio, non fosse altro che per rompere le scatole a questi industriali dell’illusione. Io avrei voluto incontrare il vescovo, magari nel bar di cafter, per proporgli un paio di domande di pura filosofia, dopo avergli offerto qualcosa e comunque davanti ad un bicchiere di birra per quanto mi riguarda, ciò in segno di amicizia e senz’alcuna cerimonia, così come accade spesso con altri sacerdoti, dei quali ovviamente non farò mai il nome per il rispetto che devo all’incolumità fisica e spirituale di questi miei amici.
Avrei voluto chiedere al vescovo se condivide le parole di tal Antonino Zichichi, (che non mi sembra sia l’ultima ruota del carro in innumerevoli sensi), secondo cui, se la chiesa a suo tempo ha condannato Galileo Galilei, ciò non è stato per volontà di quell’ente, ma perché la chiesa stessa era vittima della cultura aristotelica che imperava e che voleva che Galileo fosse condannato, come se i detentori della cultura del tempo fossero altri in Italia. (fonte: Radio1 in corpo 9 del 15/10/2014).
Un altro filosofico dubbio che avrei voluto dissipare con chi ne dovrebbe sapere più di me, consiste nel comportamento di tanti uomini che, facendo nella vita il bello ed il cattivo tempo, poi, una volta consapevoli che anche per loro il tempo volge al termine, furbamente iniziano a leccare i piedi a coloro che li devono redimere per presentarli meglio al Creatore, precedentemente insultato, (ascolta il disquisire di Fausto Bertinotti nella trasmissione Radio1 in corpo 9 del 17/10/2014, almeno finché mamma RAI non eliminerà questi podcast), dubbio dicevo che poi si risolve in una semplice domanda:
Chi è più vicino a Dio?
Queste persone o chi ti sbatte in faccia la verità?
No, perché all’occorrenza, noi mica siamo fessi!
Io non ho incontrato padre Giancarlo e resto convinto di quanto scritto lo scorso sette settembre, a proposito della tourné del Nostro, tesa ad acquisire il due per cento dell’introito delle feste fatte sotto il controllo delle parrocchie, feste alle quali io non darò un centesimo, vista la falsità di fondo di certe azioni e considerato che alle tasse imposte dallo Stato italiano e da tutti gli enti sottoposti a questo, ora non si può aggiungere una tassa “volontariamente accettata dal cristiano”, imposta dall’emissario di uno stato estero, governato da chi, di queste tasse, almeno a parole non ne vuol sentir parlare.
Eccellenza, grazie per la visita e per avermi dato qualcosa da scrivere oggi, ma noi ora torniamo alla vita ordinaria, quella vita che più che obbligarci a dare ciò che noi riponiamo per il nostro giusto divertimento proveniente dal nostro lavoro, c’impone di pensare a come guadagnare da un lavoro che spesso non c’è, prima di pensare alle feste e, per chi lo vorrà, allo storno di danaro in favore di chi dice che con quello può far del bene, dimenticando di averne, di danaro, già tanto da fare schifo alla migliore e più candida e Cristiana coscienza.