Di Vittorio Venditti
Come Fare?
Quanto stai per leggere, avrei dovuto mostrartelo già da qualche giorno, almeno se teniamo conto di quanto comunicato nel documento allegato. Il mutare degli eventi gambatesani però, mi ha costretto a rimandare questa farneticazione ad oggi e nel frattempo mi è stata restituita anche la ricevuta di ritorno della raccomandata, così da dedurne che ormai anche a livello ufficiale tutto è chiaro ai destinatari della lettera che ti mostro a fine scritto.
Ricorderai che sabato ventitré agosto scorso, dopo otto anni di sopportazione, ho denunciato cosa accade nel centro storico di Gambatesa, approfittando prima dell’altrui bontà, mista all’inganno regalato da chi si riteneva amico, oltreché dalle buone intenzioni della nuova amministrazione municipale che evidentemente non ha fatto i conti con i furbetti che ci provano e spesso ci riescono con le giuste complicità.
Tornando sul tema, mi corre innanzitutto l’obbligo di dire che per oggi non farò nomi, in attesa di vedere fino a che punto l’attuale amministrazione municipale che a suo dire fa della legalità la propria bandiera, riesce in questa missione. Qualora le cose dovessero precipitare però, sarò inesorabile sia nel dire pane al pane e vino al vino, sia nel raggiungere gli obiettivi che mi sono prefissato.
Dunque, il ventitré agosto scorso ho presa una decisione radicale, ma prima in famiglia, poi l’amichevole consiglio di Marco Abiuso che dall’ospedale, prendendo a cuore la situazione, ha deciso di darmi una mano e per questo lo ringrazio, mi hanno fatto cambiare idea, permettendomi di tornare a combattere per vedere se si può recuperare un po’ di legalità. Marco dunque, saputo quanto accadeva, mi ha consigliato di scrivere una lettera dettagliata alla Sindaca, all’assessore ai lavori pubblici ed all’ufficio tecnico per permetter loro ufficialmente di aprire un’inchiesta. Io ho accettato anche se l’ufficio tecnico è al corrente degli antefatti e non ha mosso un dito. Ho comunicato a Marco che avrei pubblicata la lettera perché non si dica che nessuno sa niente, cosa che era bandiera di chi ci governava in precedenza. Oggi ti rimetto questa lettera con i giusti omissis, nella speranza che si riesca a riprendere il controllo della legalità, imponendo a chi ha parenti in posti chiave del municipio di Gambatesa, di smetterla di pensare di essere il padrone del paese, avendo investiti i suoi diecimila euro. L’attuale amministrazione municipale vuole ripopolare Gambatesa, ma è bene che sappia che se non risolve problemi simili a quello che sto riproponendo io, rischia di ottenere l’effetto contrario. Ho infatti intenzione di fare ciò che non ho fatto trent’anni fa a chi mi ha allegramente incendiata proprio la casa in tema, ho intenzione di fare ciò che non ho fatto quattordici anni fa a chi ha contribuito al mio tentato omicidio, questo perché per me vale il proverbio “mors tua, vita mea”, preso alla lettera. Dovessi arrivare a ciò infatti, stando alle Leggi vigenti, dovrei farmi quattro anni di arresti domiciliari, stante la mia disabilità. Posso farmi a questo punto anche quarant’anni che la vita non mi verrebbe più cambiata visto che è già successo in precedenza, ma mi sarò tolta la soddisfazione di ricevere finalmente giustizia e soprattutto di non morire per il bene altrui.
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