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Enews 384, martedì 2 settembre 2014

Di Matteo Renzi

Proviamo a tenere il ritmo mensile delle enews e grazie a tutti quelli che si sono fatti vivi. Fatico a rispondervi, ma vi leggo. E già questo è per me molto importante.

Spero che abbiate fatto buone vacanze, per chi ha potuto farle. Per me è stato un mese ricco di impegni con alcuni passi in avanti importanti, a partire dall’approvazione della riforma costituzionale e di alcuni provvedimenti di legge molto attesi (decreti PA e competitività) per arrivare all’approvazione in consiglio dei ministri del pacchetto di riforma della giustizia e del così detto Sblocca Italia.

Non vi faccio l’elenco delle cose fatte perché l’enews non serve a questo e altrimenti vi verrei a noia. Condivido con voi solo alcune emozioni.

1. Il 18 agosto sono stato a Baghdad e Erbil. Ci sono andato per dire che l’Europa non è solo spread e vincoli di bilancio, parametri e quattrini, ma innanzitutto valori e dignità. Chi ha fatto l’Europa pensava alla pace e alla dignità dell’uomo dopo gli orrori dei totalitarismi. Per questo il presidente di turno dell’Europa mentre si fucilano bambini perché appartengono a famiglie di una religione diversa, si rapiscono e violentano ragazze, si compie quello che tecnicamente è un genocidio, beh il presidente di turno dell’Europa non sta a guardare. La mia visita in Iraq e nella zona di Erbil resterà impressa nel mio cuore a lungo. Non si spiegano in un messaggio che non suoni retorico le impressioni, i suoni, gli odori, le voci di un campo profughi. Voglio però che sappiate che se sono tornato a casa commosso, colpito, triste, preoccupato c’è stato in me uno spazio di orgoglio per aver rappresentato l’Italia. Ci vedono come portatori di speranza. Sono riconoscenti ai nostri volontari e alle nostre organizzazioni che si fanno in quattro per dare una mano. Devono in alcuni casi la vita ai nostri medici. Per cui quando dicono Italia loro dicono speranza e gratitudine. Credo che tutti, io per primo, dovremmo esserne più consapevoli.

2. I dati economici ci hanno consegnato un’Europa in difficoltà. C’è una crisi globale della zona Euro che fa molto riflettere. Per dire: il dato negativo italiano sulla crescita del secondo trimestre, che tanto ha alimentato il dibattito nella prima metà di agosto a casa nostra, è esattamente identico al dato tedesco: -0,2%;. Mal comune, mezzo gaudio? Macché: mal comune, doppio danno. E la Germania si può permettere piccole battute d’arresto con molta più tranquillità dell’Italia che viene da anni di crisi molto dura (nel 2012 il nostro risultato è stato -2,4%, nel 2013 -1,9%, adesso siamo al -0,2% ma ovviamente non basta). E allora? Che dobbiamo fare? Mi pare che la partita in Europa sia ben impostata, con tre paletti:

a) la commissione di Juncker, grazie anche alla pressione del Pse, ha promesso 300 miliardi di investimenti, e tutti sappiamo quanto ne abbiamo bisogno dalle scuole alle infrastrutture tecnologiche, dalla ricerca all’innovazione tecnologica;

b) la Banca Centrale Europea libererà da questo mese 200 miliardi per le banche purché questi soldi vadano alle imprese (le piccole e medie imprese che si vedono negare un finanziamento o sono costrette a rientrare all’improvviso sono il vero elemento di sofferenza nel nostro Paese);

c) l’Italia deve fare le proprie riforme, dalla giustizia civile alla pubblica amministrazione senza guardare in faccia nessuno. Già. Noi guardiamo negli occhi tutti, ma non guardiamo in faccia nessuno. Questa è la strada ed è il motivo per cui siamo al Governo. Con gli investimenti finalmente sbloccati, le banche che tornano a prestare e l’Italia che fa le riforme attese da vent’anni, noi in mille giorni riportiamo il nostro Paese dove deve stare: a fare la locomotiva, non l’ultimo vagone. Il 41% ci serve a questo: cambiare verso, in Italia come in Europa. Lo stiamo facendo con il ritmo di chi sa che per arrivare ci vuole il passo del maratoneta, ma anche di chi è dettato da una sana urgenza che non ti lascia ad aspettare il futuro, ma te lo fa costruire oggi. Per chi è interessato il sito passodopopasso.italia.it è uno strumento che va in questa direzione.

3. La scuola. L’Italia tra vent’anni non sarà come l’avranno fatta i decreti attuativi della ragioneria dello stato o le interviste dei ministri o gli editoriali dei professori. L’Italia sarà come l’avranno fatta le maestre elementari, gli insegnanti di scuola superiore, le famiglie che sono innanzitutto comunità educanti. Ecco perché noi non facciamo l’ennesima riforma della scuola. Noi proponiamo un nuovo patto educativo. Lo presenteremo ufficialmente domani alle 10 sul sito passodopopasso.italia.it Conterrà alcune idee nel merito per rendere la scuola sempre più strumento di crescita per il giovane cittadino. Ma anche strumento di crescita per il Paese. Si tratta di proposte, non di diktat prendere o lasciare. Proporremo agli insegnanti di superare il meccanismo atroce del precariato permanente e della supplentite, ma chiederemo loro di accettare che gli scatti di carriera siano basati sul merito e non semplicemente sull’anzianità: sarebbe, sarà, una svolta enorme. Chiederemo alle famiglie e agli studenti se condividono le nostre proposte sui temi oggetto di insegnamento, le materie, quelli che quando andavamo a scuola noi chiamavamo il programma: dalla storia dell’arte alla musica, dall’inglese al coding. Chiederemo ai presidi di fare di più, aumentandone competenze e responsabilità, ma anche snellendo la struttura amministrativa attraverso un percorso di digitalizzazione procedurale spinta. Metteremo più soldi, ma facendo comunque tanta spending review: perché educare non è mai un costo, ma gli sprechi sono inaccettabili soprattutto nei settori chiave. Dal 15 settembre al 15 novembre ascolteremo tutti, a cominciare dagli studenti che sono per noi protagonisti, non spettatori. Nella legge di stabilità ci saranno le prime risorse e da gennaio gli atti normativi conseguenti. Nel frattempo continueremo a investire sull’edilizia scolastica, sbloccando il patto a quei comuni che hanno progetti seri, cantierabili, come è accaduto dopo la mia lettera di inizio mandato. Abbiamo ricevuto tante email dai sindaci alle quali stiamo dando concretamente risposta. Chi mi conosce dai tempi di Firenze sa che per me la scuola è alfa e omega di tutto. Solo che la scuola non si cambia con un decreto, ma coinvolgendo famiglie, studenti, insegnanti, presidi, tecnici, amministratori locali. Noi le riforme le facciamo così. Domani, alle 10, su passodopopasso.italia.it

Pensierino della Sera. Federica Mogherini è stata indicata Alto Rappresentante della Politica Estera europea e primo vicepresidente della commissione. Si tratta di un incarico di grande responsabilità e sono molto convinto che Federica farà un ottimo lavoro perché è competente, tenace, preparata. Credo anche che la nomina di Mogherini sia un simbolo. Perché è una giovane donna che fa politica in Italia. Non sempre alle giovani donne è stato consentito di fare politica. Specie in Italia. Invece credo che una delle caratteristiche della fase che il nostro Paese sta vivendo sia proprio l’apertura a una classe dirigente nuova. Vorrei essere chiaro: io non ho fatto il tifo per la rottamazione perché volevo fare qualcosa di nuovo rispetto a quelli di prima. Io ho fatto il tifo per la rottamazione perché volevo fare qualcosa di meglio rispetto a quelli di prima. Su questo saremo giudicati, non su altro. Ma c’è un dato inoppugnabile. Per anni in Europa si è dipinta l’Italia come il Paese nel quale i soliti noti fanno e disfano e in alcuni casi si è cercato di dare una rappresentazione di macchietta alla classe politica del nostro Paese. Federica farà bene perché è brava, competente e capace. Ma facendo bene ci aiuterà anche a vincere lo stereotipo. L’Italia è fatta di tante storie diverse, anche più giovani rispetto alla media europea e affida alle sue donne la guida di settori strategici. Per l’Italia e per l’Europa.

Un sorriso,
Matteo

PS. Per ragioni di sicurezza mi capita talvolta di girare in elicottero. Ovviamente non ci ero abituato. E dunque ogni giorno mi stupisco di una cosa che forse potrà sembrarvi piccola e banale. Ma per me non lo è. La sintetizzo così: mamma mia, quanto è bella l’Italia vista dall’alto. Certo, si vede anche qualche strafalcione urbanistico mentre si vola. Ma quanta bellezza nelle nostre valli, nelle nostre città, nei nostri paesaggi. Essere all’altezza di questa bellezza è quasi un’avventura. Ma questa è la nostra sfida e noi la affrontiamo con umiltà, ma senza paura.