Di Mario Ricca
E Ancora Ne Paghiamo Lo Scotto
Sei decenni orsono moriva ALCIDE DE GASPERI. Per molti post democristiani e affini è un simbolo e uno dei più grandi statisti dello scorso secolo, ma dopo molti anni è doveroso domandarsi se la sua fu vera gloria.
Analizzando esclusivamente la sua attività come Presidente del Consiglio (1945-53) si può dire che se personalmente fu onesto, commise gravi errori politici. Innanzitutto la firma del trattato di pace che ci tolse l’Istria, Fiume, la Libia che fu definito dagli stessi americani ingiusto e se De Gasperi avesse aspettato qualche tempo, (pochi mesi), come proposto dai liberali a partire da Croce che votò contro, il trattato in questione sarebbe stato molto meno punitivo; poi si impegnò personalmente per due progetti che secondo lui avrebbero risolto i problemi dell’Italia e invece la danneggiarono profondamente: la riforma agraria e la cassa del mezzogiorno.
La riforma agraria prevedeva l’esproprio e la ridistribuzione delle proprietà medio grandi per dare lotti di 6 ettari a coltivatori diretti, ma il contadino di sussistenza era un concetto superato dai tempi: proprietà piccole non avevano ragione e possibilità di esistere in un’economia moderna dove servono concentrazioni di capitali per meccanizzare l’agricoltura. L’idea di De Gasperi era una concezione ottocentesca dell’agricoltura che portò innumerevoli danni nella modernizzazione del paese e venne spazzata via dai tempi.
La Cassa del mezzogiorno fu subito più contestata, prima di tutto dai parlamentari meridionali più esperti, come F.S.Nitti, che gli fece presente che dare soldi a pioggia non era assolutamente un modo per risolvere la “questione meridionale” e da molti opinionisti che prevedevano che sarebbe diventata una mangiatoia clientelare. Ma De Gasperi la volle a tutti i costi e la ebbe, tuttavia diventò una fonte di spreco senza fondo e una mangiatoia clientelare che non portò alcun beneficio al sud, anzi, diede il la a quel sistema assistenzialista passivo che ancora oggi crea tutti i danni che conosciamo.
Da ultimo la questione politica: De Gasperi non capì mai la necessità di allargare la coalizione di governo alla destra e preferì perdere elezioni amministrative decisive (come a Bologna dove Dozza del PCI vinse perché la DC non volle i voti del MSI) per fare un fronte unico contro la minaccia comunista. Così ci fu anche la rottura con Pio XII e Don Sturzo che volevano l’alleanza col MSI per le comunali di Roma ma De Gasperi impose la sua linea di centro-sinistra (anche se definita “centrismo”) che dopo di lui a parte alcune parentesi, (Pella, Tambroni, Segni), degenerò nel centrosinistra organico che causò i tanti danni della prima repubblica. Ma il padre morale fu Alcide De Gasperi. L’assistenzialismo statalista generando carrozzonati ha fatto si che il parassitismo pubblico-impiegatizio, diventasse la fonte maggiore di sprechi in questo Paese maledetto. Il cattocomunista deceduto sessanta anni fa è stato il primo portatore di quel modello culturale che ha fatto si che una situazione emergenziale diventasse, (in pieno stile italiettano), una forma ordinaria di governare il Paese. Inutile è quindi aspettarci miracoli pensando che qualcuno possa cambiare un sistema che ormai è irrimediabilmente marcio. La sola soluzione è che il singolo trovi il modo di trarre profitto Da questo marciume.