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Le Italiche Incongruenze

Di Vittorio Venditti
(Collaborazione), Di Mario Ricca

Voglio Rompere Le Uova Nel “Paniere”

Dopo aver zoppicato per un paio di giorni con qualche salto non voluto, nel disturbarti giornalmente, salti dovuti a guasti patiti dal settore di trasmissione cui mi appoggio, eccomi a tediarti con qualche riflessione farneticante su uno degli sport preferiti dall’italica gente:
Il lamentoso piagnisdèo di chi, pur avendo il giusto, anela al superfluo.

Stimolato da quanto accaduto ieri in parlamento prima, da un paio di articoli giornalistici, forniti dal mio amico, nonché collaboratore, Mario Ricca poi, provo a “rompere le uova nel Paniere” a chi, con i piagnisdèi di cui sopra, pensa di crearsi la Rotta Giusta per l’accesso a qualche provvidenziale mangiatoia.

L’allarme dell’Istat: In povertà una famiglia su cinque (da Il Sole 24 ORE), ci pone davanti un problema che, se fosse reale, dovrebbe dare davvero da riflettere ai nostri politici che, più che pensare a governarci, pensano a governarsi.

Perché la mia cattiveria arriva a questo punto di non ritorno?

Perché se è vero che ci sono tutti quei “poveri”, è altrettanto vero che buona parte di costoro sono sì poveri, ma solo di spirito.

Mi spiego meglio:

Quante volte ho già stigmatizzato il comportamento di gente lamentosa che poi pretende di fare ferie da ricchi, magari comportandosi secondo quanto descritto dall’articolo Prestiti vacanze: 35mila italiani chiedono un finanziamento per pagarsi le ferie (Vostri Soldi)?

A quanta di questa gente, prima di pensare alle vacanze, è venuta la malsana idea di valutare se procacciarsi il lavoro con cui guadagnare i soldi per le vacanze stesse, diversamente richiesti alle finanziarie?

Quanti, di questi cosiddetti “poveri”, alzandosi la mattina, anziché perdere tempo a fare la fila per il pacco donato da Caritas e quant’altro di simile, non pensano di primo acchitto di aguzzare l’ingegno per inventarsi qualcosa da fare, con il cui guadagno poi, acquistare ciò che pretendono in dono?

Per conoscenza diretta, potrei parlarti di un individuo che è riuscito a non lavorare ed a mantenere moglie e due figli, proprio con la scusa della “povertà” e quando è arrivato alle cosiddette “strette prese”, pur di non prendere iniziative valide economicamente, non ha trovato di meglio da fare, se non di mettersi al traino di gente che, come contropartita, ha imposto a lui ed alla sua famiglia, di cambiare religione.
Al di là delle idee politiche o del Credo, (ognuno è libero di agire come vuole), mi domando ancora oggi, come facesse questo “poveruomo” ad avere un’automobile più potente ed onerosa della mia; ciò, non per invidia, ma perché io, nel frattempo ero già percettore di reddito…

Lasciando il mio conoscente e volendomi attenere ad un discorso a suo tempo pronunciato dall’attuale presidente del consiglio, ti domando:
Quanti, di coloro che dicono di non riuscire ad arrivare a fine mese con lo stipendio, rinuncerebbero, non dico alle vacanze, ma ad avere l’iPhone, l’iPad o due o tre cellulari e computer, con i quali collegarsi alla Rete, non per ragioni serie, ma (magari) per scaricare musica in maniera non legale, o collegarsi a quest’inutile sito per leggere le stupidaggini che scrivo io?
Meglio sarebbe per costoro, se quel tempo così sprecato, lo utilizzassero per risolvere il problema del quale si lamentano e con il quale creano il giusto alibi per quei politici che, poi, chiamano ladri, dimenticando che se costoro hanno rubato, ciò è dovuto all’incauto comportamento tenuto proprio dai “derubati”

Circa trent’anni fa, mi venne in mente di stipulare un paio di contratti di assicurazione, allora definiti “assicurazione vita”, con i quali ho sperato di potermi sottrarre a quella “povertà” di cui oggi tanto si parla.
Allora mi andò di lusso, se penso che, al termine dei contratti, (scaduti undici anni fa), riuscii a recuperare a mala pena il capitale.
Oggi, posso dire di conoscere gente che, dicendo di non arrivare a fine mese, sa benissimo come giocare in borsa e o costruirsi pseudo pensioni integrative, utili esclusivamente a coloro che, oggi, acquisiscono le rate delle stesse assicurazioni.

Non sarebbe meglio, se è vero che si è poveri, utilizzare queste risorse per vivere dignitosamente oggi?

Tutto questo, per parlare di chi, pur dichiarandosi povero, è comunque onesto.

Parlando invece della parte di percentuale di poveri, diversamente onesti, mi viene un’altra botta di cattiveria da iniettarti.

A quando, i controlli da parte di chi, preposto, fa tutt’altro?
L’Alta Finanza, (e non parlo dei banchieri, ma degli ufficiali del Corpo militare in questione), quando verrà epurata di quei soggetti che, pur acquisendo lauti stipendi, tratti dal contributo di chi paga le tasse, con il loro unto comportamento, contribuiscono ad incrementare le file dei “poveri”?

In definitiva:

Esiste un proverbio che dice:
“Se esistono le prostitute è perché esistono i clienti”.
Con ciò, voglio dire che, se esistono i poveri, è perché a qualcuno interessa che questi esistano.

Dimmi, secondo te, com’è in buona parte accaduto per certe “opere pie”, che hanno chiuso per mancanza di ospiti, allorché lo Stato ha deciso, anche per questi ultimi, l’applicazione integrale dell’articolo tre della Costituzione, (cosa che ho provata sulla mia pelle), cosa succederebbe di quegli enti che, in mancanza di “poveri” non avrebbero più ragione di esistere?
Quanti altri “poveri” allungherebbero le file di cui sopra, se gli enti in questione fossero costretti a licenziare il personale che vi lavora?
Come finirebbero coloro che, con la speranza di poterci restare, correttamente stipendiati sintende, si affannano a fare i “volontari” presso certi enti, in attesa del loro turno, utile a permettergli di non entrare nella schiera dei “poveri”, ovviamente senza aver fattivamente contribuito a che questa iattura non li colpisca?

Oggi, che che ne dicano i “ben pensanti”, anche la “povertà” è una necessità di mercato.
Questa, avendo come pedine coloro che non vogliono far niente per evitare questo status, serve ad ingrassare i soliti, sporchi, pochi, stessi giocatori, comunque da “ammirare”.