Di Vittorio Venditti
(Foto), Di Salvatore Di Maria
Troppa Tolleranza O Consapevolezza Di Aver Raggiunto Il Limite?
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Se la domenica è dedicata a religione e dintorni, il venerdì, quasi sempre mi occupo di ciò che accade in quell’ambiente che viene benevolmente definito “Casa Comunale”; insomma: Il Municipio, al di là di chi lo gestisce e senza pregiudizio alcuno. Oggi dunque, torno sull’ordinanza che ho appena riproposta all’esame della tua intelligenza per vedere, non tanto di nascosto, l’effetto che ha prodotto un simile documento ed analizzarne gli sviluppi futuri, avendo accennato qui che lo avrei fatto.
Come l’anno scorso dunque, torniamo metaforicamente in sella alla nostra bicicletta virtuale per apprezzare il lavoro fatto da Totore in qualità di fotografo ufficiale di gambatesaweb, impegno che lo ha tenuto sulla sua bicicletta reale per tre ore, sotto il sole dell’altro ieri. Per comodità di noi gambatesani, nel didascalizzare le foto, anziché utilizzare i nomi ufficiali delle strade percorse, mi sono rifatto a come vengono normalmente denominate queste vie da chi le utilizza abitualmente.
Buona Passeggiata!
Fino ad ora è andato tutto bene, eccetto quell’ammasso di legna che vedi sull’argine di una curva sulla SS 17 (appula), per capirci, quasi all’altezza di un terreno di proprietà del tecnico comunale.
Di chi è quella legna?
Perché non viene sistemata meglio?
Stando a quanto dice Totore, potrebbe essere sufficientemente pericolosa per la circolazione. Ma rimettiamoci in cammino.
Superata indenni via Piana San Nicola, strada che finalmente hanno deciso di considerare comunale, così come da navigatore satellitare ed attraversata la SS 645 fino alla rotatoria del Fortore, c’immettiamo sulla strada per Tufara per raggiungere il bivio che ci permetterà di accedere sulla via interpoderale che taglia contrada Cese.
Da qui, tornato a Gambatesa, il nostro foto/ciclista si avvia ecologicamente verso l’altra parte dell’agro paesano e, dopo aver incontrati gli operai della provincia di Campobasso che ripulivano le cunette della strada che passa davanti la cappella della Madonna della Vittoria, il Nostro inizia a percorrere la strada che taglia la contrada Piana delle noci,
Per poi, attraversato il relativo tratto di SS 645, tornare a percorrere la provinciale, comunemente da noi gambatesani denominata “via della cappella”,
per arrivare a visionare lo stato della strada di contrada Carestia
e rientrare dal Serrone in paese.
Grazie a Totore per il giro dell’agro di Gambatesa, perché se avessi dovuto farlo io, piuttosto mi sarei suicidato.
Su mia richiesta, se pur in legittimo conflitto d’interessi del quale ovviamente me ne frego con tutti i crismi, il mio collaboratore è andato ad immortalare lo stato della strada in contrada Colle della Guardia, perché dovevo trovare il giusto appiglio a quanto sto per protestare, cosa che avevo già precedentemente accennata, cosa che ora voglio davvero vedere come verrà risolta. Mi riferisco all’annosa questione del rispetto delle Leggi che a Gambatesa, ancora oggi è un’opzione, non un obbligo. Voglio dire che se viene emessa un’ordinanza, questa va fatta rispettare e se vedi le foto che ti ho proposte sopra e le confronti con quelle della farneticazione dello scorso anno, (come da link in testa), ti accorgi che se i miei familiari anno rispettato a pieno, non tanto l’ordinanza, ma per cultura personale il decoro delle nostre proprietà, altri, (e non parlo solo di chi confina sulle strade fotografate, ma potrei allungare a dismisura la lista), non hanno fatto la stessa cosa, fregandosene del decoro dei loro terreni e di conseguenza di un documento impositivo che fino ad oggi non ha imposto proprio niente.
O Carmelina, in qualità di Sindaca, come intendi risolvere il problema?
Lo scorso primo luglio, andando a lavorare, ho percorso la strada da me definita “via della Lama”, in poche parole, quel tratto di strada quasi sterrata che da via del cimitero porta in breve all’inizio di via Piana San Nicola. Nel farlo, mia madre ha notato che finalmente erano state tagliate le canne che coprivano lo specchio posto in una curva della strada in questione, specchio finalmente rimesso nella sua giusta funzione. A questo punto mi è venuta voglia di prendere in giro il mio amico Luca D’Alessandro, novello amministratore ma vecchio fruitore dello stesso tratto di strada per il medesimo motivo che ci accomuna. In sintesi, ho scritto a Mons. Che forse stavo sognando nel pensare che lui avesse portato a termine quel lavoro e lui, accettato lo scherzo, ha ribattuto scrivendo che in considerazione di quanto potevo vedere, probabilmente il fatto che avessi sognata una cosa del genere non potesse essere che la realtà. Detto questo però e considerato che fino a quel momento, (e come puoi vedere anche in seguito), gli unici tratti puliti erano quelli di pertinenza municipale e che anche in quei tratti i confinanti si sono guardati bene dal fare la loro parte, mi è venuto spontaneo proporre a Luca la solita considerazione, vale a dire che alla fine della fiera i fessi lavorano ed i furbi la fanno franca, considerazione alla quale il mio amico non ha risposto…
Vorrà dire qualcosa?
Andando a concludere, io auspico che l’amministrazione dia corso a ciò che la Legge prevede in caso d’inadempienze del genere, ripristinando quell’ordine della mancanza del quale chi ora ci amministra si è lamentato durante la scorsa campagna elettorale, evitando così di farmi sparlare del loro comportamento e facendo in modo che invece io ne possa parlar bene, come ho già fatto e come farò per altri argomenti che stiamo via via trattando.
Da Marco Frosali, un suggerimento che sembrerà stupido o da sognatore ma che ci ha permesso di avere strade sicure per tanti anni nel passato.
Provare a far pascolare sugli argini delle strade le pecore di Pasquale Di Jelsi, (Tafanell), o le vacche dei fratelli Di Maria, (Mast cazzill), per risolvere il problema sfalcio in modo ecologico ed economico, dando così all’acqua piovana il punto di scolo che ovviamente risolverebbe anche il problema dell’inesorabile sfaldarsi di strade come la SS 17 (e non solo), strade costruite durante il diciannovesimo secolo, strade che hanno visto passare un fronte di guerra restando indenni, strade che da un paio di decenni, proprio per la mancanza del lavoro di chi è pagato per tenerle pulite o in alternativa di quei naturali cantonieri che sono greggi ed armenti, stanno pian piano distruggendosi, alla faccia del progresso.