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2 Giugno 2014
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IL CONCORSO DELLA DISCORDIA: C’E’ La Parola “Fine”?

Di Vittorio Venditti
(Foto), Di Salvatore Di Maria

Ovvero: “Quanno Vola Er Cetriolo, Finisce Sempre N’Culo All’Ortolano”

Pasta E Ricotta... Per Il Cane!

Mentre ieri abbiamo subita l’ennesima e ripetitiva festa dell’ascensione, (ma con la variante della pasta alla ricotta che, prima dei concorrenti, è stata assaggiata dai cani, momentanei spazzini di ciò che era stato perso dai portatori), mentre oggi subiamo l’ennesima e ripetitiva giornata di ricordo di ciò che è accaduto immediatamente dopo la seconda guerra mondiale, fatto che si sta sempre meglio scoprendo come un imbroglio, mentre mi accorgo di avere l’esclusiva per parlare e sparlare di quanto accade a Gambatesa almeno per i prossimi cinque anni, (difficilmente chi è al governo parla male di sé), Torniamo un po’ indietro ed esaminiamo l’ultima delibera della giunta Venditti.

Dovrebbe essere l’ultima volta che ne sentiamo parlare, sicuramente è l’ultimo atto che ha prodotto l’amministrazione municipale uscente: La [download id=”578″ format=”2″], dovrebbe aver imposta la parola fine a qualcosa che ci sta ammorbando da più di tre anni, quel concorso della discordia del quale ho parlato in diverse occasioni e che per non essere autocelebrativo, t’invito a rileggere direttamente nella delibera che ho già posta all’esame della tua intelligenza.

Sì, dovremmo avercela fatta a non sentirne più parlare, dovremmo avercela fatta ad evitare di continuare a sprecare pubblico danaro per fatti sinceramente divenuti col tempo stucchevoli. L’unica cosa che purtroppo non vedremo comunque, è la sonora punizione che dovrebbe venir imposta a chi si è divertita a litigare a spese di tutti noi. Va detto infatti che la proverbiale “serietà” del “Solerte Magistrato”, ancora una volta ha fatto sì che a pagare fosse anche chi ha avuta la sola colpa di vincere una causa, mentre in uno Stato Civile, chi vince va ricompensato o almeno tutelato anche nelle personali finanze. Qui, vediamo che i giudici italici compensano le spese, come se chi ha vinto un concorso e poi ha rintuzzati i relativi ricorsi avendo ragione, ora deve chiedere scusa per il disturbo arrecato a chi mensilmente riceve lauti stipendi, magari proprio per assicurare quella giustizia che in questo caso, come in tanti altri, non è stata assicurata per niente.

E Non mi si venga a dire che va bene così!!!

Non va bene, perché non è scritto da nessuna parte che ricevere un affronto significhi dover pagare per risolverlo dopo aver pagate le tasse.
Non va bene, Perché i tempi d’attesa per la soluzione di questo, come di tanti altri casi, non sono da paese che si ritiene civile.
Non va bene, perché a questo punto diventa legittima la reazione di chi ha dovuto sopportare anni di giudizio e di stress per poi aver ragione, legittimità che si estrinseca nel riprendersela quella ragione, magari a schiaffi sul muso di chi ha perso, schiaffi non necessariamente metaforici.

Io in diverse occasioni ho parlato fin troppo bene dei giudici italici, insultandoli meno di quanto meriterebbero; oggi che è la festa dell’imbroglio del 1946, mi onoro di svergognarli perché ancora una volta hanno saputo compiere un atto d’ingiustizia, obbligando a partecipare alle spese di lite chi ha vinto, ma soprattutto obbligando l’intera cittadinanza di Gambatesa a contribuire a spese che dovevano venir caricate su chi ha perso, non fosse altro che per dare una sonora lezione e un vero segnale, utile in futuro a che certi azzardi vengano addebitati a chi, se pur legittimamente, li compie.

In definitiva: Visto che abbiamo una nuova amministrazione municipale che si sta insediando, mi aspetto che questa recuperi i danari che sono stati versati dal municipio per resistere e vincere contro chi ha fatto ricorso, facendo sì che vengano addebitati a chi ha perso…

Ma c’è un leggero conflitto d’interesse..: Guarda qui!

Quindi, facendo mio il proverbio posto come sottotitolo, all’italiana:
Chi ha avuto ha avuto ha avuto, chi ha dato ha dato ha dato,
Scurdammece o passato, Simm’e Jammatesa e partecipiamo paisà!