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San Giuliano di Puglia, 31 ottobre 2002 – San Giuliano di Puglia, 31 ottobre 2010…

Di Vittorio Venditti

E Baaastaaa!!! Non Ne Possiamo Piùùù!!!

Oggi, avendo diritto anch’io ad un minimo di vacanza, e volendo predispormi con allegria e ritrovata voglia d’azione, per la festa di questa sera, avrei voluto evitare di disturbare il tuo momento di riposo.

Purtroppo, siccome la notizia non può attendere, mi vedo costretto a farti perdere tempo a leggere le mie “farneticazioni”, altrimenti, risultanti vetuste.

Lo spunto mi è stato fornito su un piatto d’argento dall’edizione pomeridiana di TG3 Molise che, come tutti i trentun ottobre, da otto anni a questa parte, ci ammorba ormai con il solito piagnisdèo, riferito al terremoto che, come detto nel titolo, otto anni fa, colpì San Giuliano di Puglia e dintorni.

Fatta salva l’umana Pietas, già abbondantemente rispettata in quella data, fatti salvi i numerosi motivi di lucro portati avanti in questi anni da parecchi parassiti molisani, (fra questi si possono annoverare tranquillamente politici di tutte le specie e giornalisti che, di quel terremoto, hanno fatto la loro “fonte di vita”), Mi pongo, e ti pongo qualche domanda che vuol’essere anche una riflessione sul modo di utilizzare i mezzi di comunicazione che la tecnologia ci mette a disposizione.

1°: Il giorno stesso in cui avveniva il terremoto di cui sopra, (per altro, abbondantemente meno potente di quello che, un anno e mezzo fa, ha colpito l’Aquila), per ragioni di volontariato, ascoltavo, da radio non convenzionali, che oltre agli ormai noti “ventisette bambini e la Maestra”, a San Giuliano di Puglia morivano altre due persone, sempre per lo stesso terremoto, come mai, di queste persone, si è persa la memoria?
Forse… queste altre due vite non hanno reso in termine di danaro e fama?
2°: Considerato che conosco gente di quel paese, e che, prima del terremoto costoro erano trasandati e magri, mentre oggi vestono abbondantemente meglio di me e la loro umana carne può essere schiacciata con le dita, per quanto prospera, quanto ancora, lo stato presente dovrà continuare a mantenerne l’attuale tenore di vita, senza che costoro riprendano a lavorare come tutti noi?

Va da sè, che non mi riferisco solo a quanto accade in Molise; potrei parlare dell’Irpinia, come del terremoto di Marche ed Umbria, e di quanto sta accadendo a l’Aquila; non certo del terremoto del Friuli del 1976!
Mi fermo perchè, avendo appena terminato il pranzo, rischierei di vomitare quanto mangiato, regolarmente acquistato e pagato con soldi non ricevuti dalle varie collette pietistiche, aperte da chi, probabilmente non lo avrebbe fatto, se non, a fronte del “dovuto sgobbo”.

Sarà il caso di cominciare a darsi una sveglia e considerare che per progredire come Stato, tutti dobbiamo partecipare, secondo le proprie possibilità sì! ma nella consapevolezza che una tragedia, sia pur grave, non ci può rendere eternamente vittime?