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Info LOTO: SAUL Di Alfieri Dal 22 Al 25 Maggio

Di LOTO, Libero Opificio Teatrale Occidentale

un piccolo teatro PER UN GRANDE TEATRO

a 34 anni dall’ultima edizione italiana
dal 22 al 25 maggio
su un’imponente scena lignea da archeologia industriale
la nuova avvincente versione del
Capolavoro di Vittorio Alfieri
con musica Klezmer e di Mozart dal vivo

Compagnia del LOTO
Presenta

SAUL

BIGLIETTI:
intero € 15 – ridotto € 12 – gruppi di minimo 10 persone € 10 cad.

info/Prevendite:
339.7766634 – 0874.1865793
CAMPOBASSO: Libreria MONDADORI(Via Pietrunto) tel. 0874.413757
BOJANO: Ass. Musicale “Il Pentagramma” (Via dei Frentani) – cell 347.3023863

Il SAUL è l’unica tragedia che si ispira alla Bibbia (primo libro dei Re). Saul, abbandonato da Dio e tormentato da uno spirito maligno non è più il re vittorioso. La sua ira è rivolta contro Achimelech, sommo sacerdote, accusato di aver unto re David (genero di Saul, in quanto sposo della figlia Micol). Perciò, anche per le esortazioni malefiche del ministro Abner, David è bandito. Tornerà nel momento della lotta contro i filistei, ma Saul non ne accetterà l’aiuto nè condividerà il suo piano di battaglia così Saul sarà vinto e attingerà la grandezza nel suicidio lasciandosi cadere sulla sua spada.

Il personaggio di Saul è il più riuscito dell’intero teatro alfieriano: personaggio potentemente umano e drammatico, nella sua intera grandezza e nella sua cupezza sconsolata, nella sua qualità di sovrano e insieme nella sua condizione di padre, che prega che Micol possa salvarsi non come sua figlia ma come moglie di David. La scena finale del suicidio è quella in cui meglio si esprime la poesia dell’Alfieri: poesia del “forte sentire” del dolore e della morte come affermazione estrema della libera volontà. E’ poesia della solitudine: perché Saul, come Mirra è solo, e le figure di contorno sono troppo inferiori al protagonista. Ma proprio tale solitudine potenzia l’umanità di Saul; ed è questa vanità che lo differenzia dagli altri tiranni alfieriani e ne fa un personaggio completo e mirabilmente delineato. Il medesimo Alfieri riconosceva che in Saul c’è “di tutto di tutto assolutamente”; e così ben coglieva quel carattere di “totalità” umana ed artistica che è proprio di questo suo personaggio. Il Saul è l’espressione più compiuta del mondo interiore dell’Alfieri ed il suo capolavoro di poesia

BELL’ALBA È QUESTA – note al SAUL di Alfieri – di Stefano Sabelli

“Pratico” il Saul da oltre 30 anni. Da quando, ventiquattrenne di prestanza, da pochi anni diplomato all’Accademia, feci un provino con Renzo Giovampietro che mi affidò il ruolo di Gionata in una tournée che, protrattasi per oltre 120 repliche e con più di 70 piazze toccate dal nord al sud della penisola (come oggi non se ne fanno più), davvero mi fece scoprire l’Italia.
Ero un giovane attore d’impeto, alternativo e di grandi ideali (o almeno così mi credevo), che amava il Living Theatre, il Théâtre du Soleil e i maestri dell’avanguardia e, come tanti della mia generazione, i Beatles e i Rolling Stones. Un giovane attore che però ebbe un innamoramento immediato pure per gli endecasillabi alfieriani. Un innamoramento che non mi ha più abbandonato e che piuttosto, nel tempo, ho coltivato perché Alfieri ti trasmette impeto, fuoco, passione e le sue opere (soprattutto Saul) sono le più potenti mai scritte da drammaturgo italiano. Per le tragedie almeno, è Alfieri il nostro Shakespeare!Un ruolo, quello di Saul, che ho messo dunque a fuoco via via negli anni attraverso diverse prospettive, facendo da prima miei gli sguardi, sul Re guerriero d’Israele già “unto del Signore”, degli altri ruoli dell’opera che da giovane ho interpretato: il fido e leale figlio Gionata, e il genero “giovin proscritto” David, come Saul, pure lui “unto” e perciò divenutogli infido. E, dando indicazioni alle attrici che hanno interpretato il ruolo in Tamburi di Guerra, anche immedesimarmi nello sguardo di Micol mi è stato necessario per arrivare, io, infine a inquadrare “in totale” il mio Saul.
Un paio d’anni dopo la tournée con Giovampietro ho interpretato a Firenze pure Prosperino ne “Il Divorzio” (unica commedia del Bardo di Asti) con la regia del mio caro maestro Orazio Costa e l’endecasillabo ancor di più diventò il mio esercizio attoriale preferito. Ma è il Saul che, in un modo o nell’altro, ho sempre ripreso, praticato e avuto nel destino.
Ho persino inserito parti del Saul nel mio Tamburi di Guerra, utilizzando gli endecasillabi alfieriani a mo’ di libretto d’opera sull’esecuzione di “V^ Costruzione” di John Cage (eseguita dal vivo da Percusioni Ketoniche) fra cui il bellissimo monologo iniziale di David – che per altro, in gioventù mi ha fatto vincere tanti provini in carriera, per ruoli importanti come per cose molto più banali – e lo struggente addio fra Micol e David del V° Atto.
Oggi infine, dedicandomi alla mia messa in scena totale dell’opera, approdo pure all’interpretazione del suo ruolo principe, a quel ruolo che lo stesso Alfieri amava interpretare nei salotti fiorentini e di cui, lui autore, diceva: “nel Saul vi è di tutto… di tutto assolutamente”.
Un ruolo quello di Saul che ho perciò inseguito, spiato, ammirato e preparato nel tempo; dapprima stando “in scena” con Giovampietro, nella sua intensa versione illuminista; poi usandone parti per un mio spettacolo che era un florilegio di autori che hanno trattato “la guerra” in ogni forma poetica e letteraria; poi, ovviamente, anche studiando e ristudiato la sublime versione in bianco e nero, (della RAI di un tempo che fu) con protagonista un già modernissimo e inarrivabile Salvo Randone, “cui fean eco” le invettive, superbe per asciuttezza, di un giovane e lanciatissimo Gian Maria Volontè, interprete lì di David.
Oggi certo ho l’età per far Saul, che però si badi, non è un ruolo per un attempato e stanco signore borghese, perché è un ruolo che ti consuma dentro e che ha bisogno di energie furiose per essere dominato e portato a “giusta temperatura”, affinché tutte le sue umanissime contraddizioni possano essere riportate e vissute in scena:
Saul, alle prese con i fantasmi della sua passata grandezza, nella cui mente, nel momento dell’inevitabile declino, monta furiosa la invidia e la gelosia per David;
Saul, che vive e soffre l’antagonismo col suo ex campione, non tanto perché questi è il Campion degli uomini, ma perché è “il Campion di Dio” e… del deplorevole clero, vero nemico del laico e fiero Re d’Israele;
Saul, che rivede nel suo guerriero più fedele e fiero il se stesso che è stato e verso cui monta il disprezzo, apparendoti – nello specchio della vita – come un altro te;
Saul, che male accetta il volgere degli anni ed è in conflitto d’emozioni con gli stessi figli, che ama, protegge e di cui pur va fiero ma di cui, al contempo, frustra le autonomie di pensiero, azione e vita;
Saul personaggio così antico e così moderno nel suo travaglio generazionale che, pur nella sua caducità, resta personaggio potente, ricco di un’energia folle e pervasiva, come forse nessun altro personaggio della tradizione teatrale italiana;
Saul che, nella scena del suo martirio finale, riscatta, con laica fierezza e consapevolezza d’eternità, la sua tirannide e la sua esistenza, liberando il suo arbitrio, davanti all’ineluttabile.
Saul, infine, che mi permette di realizzare il SAUL (opera stavolta e spettacolo) del Teatro del LOTO, coadiuvato da una compagnia bellissima e piena di talento che si avvale della fresca ed energica consapevolezza attoriale di giovani attori neodiplomati alla Scuola Nazionale di Cinema (Giulio Rubinelli e Gregorio De Paola) o cresciuti bene alla Scuola Propedeutica d’Arte Scenica del LOTO (Bianca Mastromonaco e Fabrizio Russo, già gran vocalist di Riserva Moac) o con amici e compagni di tavole di palcoscenico di già provata esperienza (Pasquale Arteritano e Aldo Gioia).
Con loro va rimarcata il prezioso e suggestivo contributo in scena dello straordinario ensemble formato dai fratelli Miele (Angelo Alessandro e Maria) che nello spettacolo, creano “live” la bellissima musica che irrompe struggente in questo SAUL, rivisitando partiture di John Williams, di Sollima, di tradizionali klezmer e infine del potente Requiem di Mozart.
Tutti insieme, inclusi Gianmarco Galuppo (ottimo aiuto regista), Laura Riccardi che ha collaborato per i costumi, oltre ai tanti indispensabili amici che da sempre formano la creativa e laboriosa famiglia del LOTO, dal Molise ci accingiamo a varare questa nuova edizione del capolavoro del Bardo di Asti – a 34 anni dall’ultima edizione – con la convinzione di poter far viaggiare il più a lungo e lontano possibile quest’opera. Una arrembante nave pirata che, fuori dalle rotte tradizionali, crediamo potrà dimostrare ancora una volta che dal “più bel Piccolo Teatro d’Italia” – questo spazio unico e straordinario che si chiama LOTO – si può continuare ad amare e praticare un mestiere bellissimo che sempre ti tiene a contatto con gli umani destini. Per dirla con Saul: “Bell’alba è questa!”

se vieni a vedere lo spettacolo

prenota prima e dopo Teatro la cena (con sconto)
al BISTROT DEL LOTO

info/prenotazioni: tel 0874.1865787; cell 388.0549191

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