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Il Fallimento Dei Colletti Rossi

Di Mario Ricca

Ritorno O Continuità?

Il tintinnio delle manette irrompe nuovamente, pronto a distrarre il popolino e a illuderlo. Il popolino si farà del male premiando i talebani a cinque stelle e venticinque punte?

Sul tema corruzione mi sono espresso tempo a dietro, ma la storia sta dimostrando che l’azione illusoria dei colletti rossi serve solo alla fama di costoro, a chi saprà abusare della credulità popolare truffando il popolino somministrando la speranza. La speranza che la corruzione cessi, cosa impossibile, perché non si tratta di un fenomeno passeggero legato alla moda del momento, ma di qualcosa che è parte della natura umana e in Italia, si manifesta maggiormente per la nostra inclinazione culturale in nome della quale, la corruzione gode di una tolleranza sociale che la rende immortale.

Fenomeno di moda invece, è quell’integralismo Masaniellato a venticinque punte che fa molto gregge e che si potrebbe definire per la patetica aggregazione che genera “il Branco e le cinque stelle”, che infettato da sessantottismi e sotto virus a questi ceppi fallimentari collegati, avalla per comodità queste forme di giustizialismo..
Come si può leggere nel primo link a corredo dell’odierno delirio, ritroviamo personaggi già precedentemente balzati agli onori della cronaca per analoghe vicende d’unzione del sistema, segno che evidentemente si sono ben comportati tacendo quel che i colletti rossi non potevano e dovevano sapere.

La spettacolarizzazione della cronaca rientra in un altro intreccio di malaffare tra giustizia e informazione, dove le mazzette hanno forma di fughe di notizie, intercettazioni trascritte e/o integralmente date in pasto alla pubblica opinione mediante gli avvoltoi che ricambiano fornendo visibilità e notorietà ai togati che la sfruttano per le loro successive attività di scrittori e/o politici. Si, perché esiste una porta girevole che collega la casta togata alla politica. Molti appartenenti alla casta togata, infatti, hanno sfruttato l’impatto mediatico delle loro inchieste per avere visibilità, notorietà, consenso. Di Pietro premiato per aver solo sfiorato i comunisti, De Magistris diventato famoso grazie a un’inchiesta successivamente demolita, Ingroia che teorizzò la trattativa stato Mafia nel vano tentativo di far emergere l’accezione negativa di un sodalizio necessario, per non parlare dell’attuale seconda carica dello stato. Il fatto che si sfrutti legittimamente il battage pubblicitario di queste inchieste dalla forte portata mediatica per trarne profitto, autorizza altrettanto legittimamente a sospettare delle suddette inchieste, specialmente sotto elezioni. Mi fa sorridere sentire questi manettari che quando si concedono alle telecamere come fossero prostitute sulla Salaria parlano di cupola che gestisce l’Expo facendo credere di aver scoperto l’acqua calda. Nulla quindi è cambiato rispetto a ventidue anni fa, nulla cambierà, indipendentemente dalla classe dirigente che governerà e legifererà perché la politica è lo specchio del Paese.

Che differenza c’è tra un salumiere che fa lo sconto al vigile urbano o un pasticciere che lo fa al finanziere perché venga chiuso successivamente un occhio, un docente universitario che da voti alti alle studentesse generose con lui o un impiegato che agevola il parente nell’espletamento di una pratica burocratica, tra una casalinga che in nome del risparmio non chiede la fattura all’idraulico e un politico o un pubblico ufficiale che approfittando del proprio ruolo dispensa favori?

Chi in un modo chi nell’altro, nessuno è immune al compromesso quindi, prima di giudicare i comportamenti altrui, meditiamo guardandoci allo specchio, possibilmente non con l’emotività e il fiato corto della cronaca, ma con la lucidità e il respiro della storia!