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Giustificazione O Apologia?

Di Vittorio Venditti
(Collaborazione), Di Mario Ricca

In Disaccordo: Ma Anche Questa E’ Amicizia E Democrazia

Può capitare fra due amici che si abbiano idee diametralmente opposte su qualcosa e non per questo si litighi come bambini o come aspiranti al trogolo della politica. E’ questo il caso che vede divisi me e Mario, in riferimento a quanto è accaduto e purtroppo sta ancora accadendo a proposito della disgrazia che ha vista la morte di Federico Aldrovandi per colpa di poliziotti che evidentemente non hanno saputo fare a pieno il loro lavoro e voglio sperare che sia così.

Ne avevo già parlato qui otto giorni fa ed ora, grazie alla pezza giratami dalla “Mina Vagante”, eccomi a dire la mia innanzitutto sul suo commento che è il seguente:
“Alla signora madre del defunto aldrovandi, mi piacerebbe dirle che decine e decine di volte sono stato fermato dalle forze dell’ordine, ma mai hanno avuto la necessità di dovermi immobilizzare. Se una madre può sfruttare la morte del figlio per acquisire fama notorietà e profitto e non è consentito solidarizzare con dei colleghi ai poliziotti, fanno bene questi ultimi se si vendono a Zia Mafia, perché non vale la pena servire una collettività che in nome del politically correct tollera certi modi di agire!”.

A Mario, innanzitutto rispondo che mi sono trovato di fronte a poliziotti e carabinieri che evidentemente avevano frainteso il loro ruolo, tant’è vero che l’ho avuta vinta più di una volta per via bonaria con i di loro superiori e se non ne riporto i link specifici, è solo per aver data la mia parola di chiudere la questione, proprio nel rispetto di chi, comunque, aveva sbagliato nei miei confronti e solo perché i frangenti della questione erano diversi, non mi ha ucciso. Per questo, e già basterebbe, forse sarebbe il caso di non inalberarsi, senza aver patito.
Per quanto concerne Patrizia Moretti, va detto che avrebbe fatto volentieri a meno di rendersi famosa, tenendo vivo quel figlio che aveva generato e che come te e me a suo tempo e forse anche ora, aveva anche il diritto di compiere qualche sproposito, senza per questo dover perdere la vita per colpa accertata di chi non ha saputo svolgere pienamente il proprio mestiere.

Parlando poi del protagonista della pezza d’appoggio che il buon Mario mi ha fornita, va detto che un poliziotto, prima di ogni normale cittadino, ha il preciso dovere di discernere anche fra sentimenti che può ritenere giusti ma che deve trattenere per sé, posto che per altro, chi ha provocata quell’umana reazione, non dovesse sedere nel consesso dal quale sono poi partiti quegli applausi da stadio che tutti abbiamo potuto sentire. Va aggiunto che quegli assassini, (perché, volenti o nolenti hanno ucciso e la cosa non è comunque giustificabile, salvo dopo aver scontata la pena), non devono più venir annoverati fra quella gente onesta e seria che fa parte dell’insieme denominato forze dell’ordine. Io, mio caro Luca Caprini, non voglio accomunare quelle persone, (perché se pur assassini, restano esseri umani), con l’Ispettore Filippo Raciti, (questo sì, suo collega, termine che lei non dovrebbe più utilizzare verso chi ha voluto umanamente applaudire), che lo ricordiamo, ha data la propria vita ed è diventato famoso con sua moglie alla stessa stregua di Federico Aldrovandi e sua madre, ma ne avrebbe fatto volentieri a meno come gli altri due, magari per continuare la propria vita senza aver ricevuta alcuna medaglia per aver fatto il proprio dovere. Se io voglio bene alle forze dell’ordine, è proprio perché queste proteggono in tutti i modi i cittadini, magari facendosi uccidere, (e questo non ci piace per niente), ma non uccidendo, non necessariamente con la pistola d’ordinanza.

Chiudiamo dunque questa storia che sta raggiungendo il patetico, con la speranza che il Presidente della Repubblica non accolga l’appello di Luca caprini, perché diversamente quest’ultimo dovrà restituire tutto ciò che ha ricevuto a seguito della medaglia che non vuole più, come conseguenza del titolo acquisito, compresa la fama derivata dalla pubblicazione della sua lettera di sfogo, oggi da me usata come pezza d’appoggio.