Di Stefano Venditti
Il capoluogo si ferma per seguire le note scritte dal maestro Michele De Nigris che accompagnao i versi di Pietro Metastasio
Già dal primo pomeriggio la città si predispone a vivere quello che insieme al “Corpus Domini” è l’evento per antonomasia nel capoluogo di regione. La popolazione, anche se raccolta in un ossequioso silenzio, inizia a prepararsi spiritualmente alla processione del venerdì santo e a organizzarsi sia per prendere parte attivamente sia per rendere omaggio al Cristo morto e al dolore della Madonna ai bordi delle strade principali di Campobasso.
In vari punti della città, infatti, si ritrovano gruppetti di scout, membri delle forze dell’ordine in alta uniforme, elementi del coro e della banda, crocerossine, frati e preti che pian piano si avviano verso la chiesa di Santa Maria della Croce, mentre le persone comuni, i fedeli, i turisti o gli emigrati tornati proprio per l’occasione, prendono posto sulle poche panchine presenti sul percorso della processione o nei punti strategici da dove poter vivere la processione in prima persona, come i numerosi balconi lungo il percorso.
In contemporanea in lontananza si sente il suono dei fischietti dei vigili urbani che iniziano a presidiare le arterie principali del centro cittadino per rendere sicuro il passaggio della processione.
La prima tappa, per così dire, del “back stage” è fissata in piazzetta Palombo sia per il coro sia per la banda musicale. Nel cuore del borgo antico, infatti, ci si ritrova per l’ultima prova, per affinare l’intesa tra musica e parole, prima di incamminarsi lungo via Marconi nell’attesa che le statue del Cristo morto e della Madonna addolorata escano dalla chiesa di Santa Maria della Croce. e che si ricongiungano con il coro e la banda Un momento di ritrovo e di fraterna amicizia che permette anche a persone che non risiedono più a Campobasso di ritrovarsi attorno ad uno dei momenti più sentiti nella cristianità campobassana.
Nessun campobassano “doc” può mancare ad un evento simile.
Nel frattempo all’interno di Santa Maria le consorelle di Maria attendono l’arrivo dell’arcivescovo Giancarlo Maria Bregantini, mentre iniziano a mettersi in fila i vari simboli religiosi che rappresentano la morte e la resurrezione di Gesù. Un via vai di persone e di addetti ai lavori che per lo più rimane nascosto agli occhi dei fedeli che attendono di poter salutare la Madonna e il Cristo sin davanti all’uscio di Santa Maria. Tutto prende vigore e solennità con l’arrivo dell’arcivescovo Giancarlo Maria Bregantini che, dopo un breve rito di preghiera, benedice la statua del Cristo morto per poi incolonnarsi dietro il crocifisso avvolto da un velo bianco. Dietro il crocifisso, sempre in un sacro e rispettoso silenzio, si vanno via via ponendo in fila i vari elementi che vanno a comporre il lungo serpentone che, accompagnato dalle note struggenti del “Teco Vorrei” e dalla colonna sonora della banda, si insinuerà nei vicoli del centro storico e nelle strade del centro Murattiano.
La partecipazione della gente e dei fedeli è come ogni anno copiosa e sentita. Un legame che va al di là del puro aspetto tradizionale che unisce in maniera indelebile ogni campobassano alla sua città e alla sua fede in Cristo risorto.