Di Stefano Venditti
L’Abitazione Dei Suoi Genitori Si Trovava In Vico Palermo
Non ci sono più dubbi, San Celestino V ebbe i suoi natali a Sant’Angelo Limosano dove nell’attuale vico Palermo c’era l’umile abitazione di contadini dei suoi genitori. Camminando nei vicoli del paese arroccato su di una splendida collina non si può non percepire il forte legame che unisce da secoli gli abitanti, i luoghi, al Papa del gran rifiuto.
«Sant’Angelo Limosano è perfettamente compatibile con la patria del Papa molisano, così come questa è descritta nelle fonti coeve. Abbiamo più volte ricordato che l’Autobiografia di Celestino designa la patria di costui non come una civitas, bensì come un castrum. E Sant’Angelo, quando il 6 marzo del 1270 fu venduto per 20 once a Pietro de Cadro, fu denominato castrum Sant’Angeli de Limosano. Però, anche recentemente, qualcuno ha voluto metterlo in dubbio – scrive il professor Filippo Pece nel suo libro Il Molise di Celestino V -, rimescolando le carte a favore di Isernia. Questo è solo un anello di una catena di falsificazioni grottesche, fortunatamente interrotta, nel 1998, con l’eliminazione dall’Annuario Pontificio di Isernia, quale patria di Celestino V, dopo che nel merito era intervenuto con un chiaro pronunciamento il Pontificio Comitato di scienze storiche. L’argomento forse più forte a favore della compatibilità di Sant’Angelo con la patria di Celestino V – ribadisce il professor Pece nei suoi scritti – è rappresentato dalle particolari modalità con cui si svolse il viaggio per Roma, che questi intraprese ventenne.E’ il viaggio che Pietro interruppe a Castel di Sangro, dopo quasi due giorni di cammino. Ora, se consideriamo la distanza chilometrica che una persona normale può coprire in due giorni di marcia, nonché la ragionevole provenienza di chi, diretto a Roma, raggiunga quel centro abruzzese, dobbiamo onestamente concludere che il punto di partenza di un tale ipotetico viaggiatore può essere Sant’Angelo, ma in nessun caso Isernia. Grazie alla sua giovane età, Pietro potè impegnarsi in un ritmo di marcia pari a 30 km giornalieri. E i chilometri che separano Sant’Angelo, tratturo tratturo, da Castel di Sangro sono una cinquantina. Dunque erano percorribili in scarsi due giorni di cammino, quelli furono appunto utilizzati dal nostro viaggiatore. un altro elemento a favore della patria santangiolese di Celestino V è rappresentato dal cognome, più esattamente dal patronimico della madre: di Leone, Maria di Leone. Questo cognome si ritrova più volte nell’archivio parrocchiale di Sant’Angelo, a cominciare dai più antichi documenti a noi pervenuti. Ultimo elemento, gli stretti rapporti di amicizia tra Celestino e la famiglia degli Angiò e il loro riscontro puntuale nella storia civile e religiosa di Sant’Angelo. Oltre al reciproco rapporto di stima e di amicizia che legava Celestino e gli Angiò, dobbiamo anche constatare un particolare interesse di costoro per il territorio di Sant’Angelo. Clemenza, figlia di Rodolfo d’Asburgo e moglie di Carlo Martello, il 10 luglio 1292 acquistò il feudo di Sant’Angelo da Corradino di Aliante. Ora, quale motivo poteva spingere la molgie del re di Ungheria a comprare un villaggio sperduto in terra di lavoro e Contado di Molise?E’ difficile ritenere che gli Angiò non abbiano acquistato quel brandello sperduto di terra, perché luogo di nascita di Pietro da Morrone. A completare l’intreccio di vicende celestiniane e di personaggi angioini, ricordiamo che dal 28 al 29 agosto 1294 le due regine di casa d’Angiò, Clemenza d’Asburgo e Maria d’Ungheria, si recarono a L’Aquila per presenziare all’incoronazione papale del loro amico Pietro del Morrone. Intorno, dunque, a questo paesetto del Molise, sebbene nel XIII secolo non ancora menzionato come patria di Papa Celestino – conclude Pece – assistiamo tuttavia ad un vortice di personaggi e di eventi, tutti di chiara matrice celestiniana».