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Il Mercato

Di Vittorio Venditti
(Foto), Di Salvatore Di Maria

Quando Inutili Tradizioni Sono Dure A Morire

Oggi è venerdì, e come tutti i santissimi venerdì che Dio crea ed ha creato, a Gambatesa è

Mercato

Come vedi dalla foto, scattata un qualsiasi venerdì, di un anonimo mese, di chissà quale anno, questo è quanto si presenta al cospetto di quei pochi nostri concittadini che, non avendo altri impegni, provano ad uscire di casa, nell’intento di far passare il tempo.

Durante l’estate, ovviamente nel periodo in cui chi vive abitualmente fuori da Gambatesa rientra per le vacanze, il Mercato stesso funge da punto d’aggregazione.
Così, vedi gente che più che pensare alle bancarelle, si saluta con altre persone che non vede da tempo, intavolando le solite discussioni di routine.

Vita semplice di paese.
Ma allora, Perché ne parlo?

Un po’, perché in questi giorni, in attesa di altri sviluppi su fatti di cui avremo da sparlare, non ho nulla di concreto su cui mettere bocca, un po’, per prendere posizione a proposito di un fatto collaterale al Mercato stesso, fatto di cui, giorno per giorno, mese per mese, anno per anno, si lamentano i miei amici spazzini:
Il loro dover patire le conseguenze di tal Mercato.

Se infatti normalmente i Nostri, (ti ricordo: assoggettati ad un Contratto a Proggetto, del quale non si vedono fisicamente i Disegni), svolgono il proprio servizio per quattro ore giornaliere, il venerdì, per colpa del mercato, sono tenuti ad essere presenti, anche dopo che l’ultima delle bancarelle ha lasciata via Veneto, ciò, per ripulire quella strada dai rifiuti lasciati dai commercianti.

La lamentela, è suffragata dal fatto che al giorno d’oggi, una simile tradizione come il Mercato, dovrebbe essere di per sé soppressa, non foss’altro che per effetto delle leggi vigenti in ordine d’igiene alimentare e quant’altro di simile.

Mangeresti tu, ad esempio, della frutta che già sottoposta a vessazioni chimiche d’ogni genere, date dai conservanti con cui la frutta stessa viene adeguatamente irrorata, debba essere, la stessa frutta, colpita da gas di scarico di auto e mezzi simili, che transitano in prossimità della bancarella su cui la merce in questione viene esposta?

Ma questo, per carità! Era solo un esempio…

Resta il fatto che sia pur in ottemperanza ad un contratto, che proprio per la sua tipicità, non dovrebbe prevedere artificiosi dictat, gli spazzini, anche per risspetto del decoro di Gambatesa, si attengono a tali disposizioni, dando molto più del tempo che viene loro ripagato.

A che prò la persistenza di tale svuotata tradizione?

Una volta, il Mercato serviva a dare la possibilità ai contadini di comprare e vendere merce, quella stessa merce che, se non di loro produzione, doveva e poteva servire loro per andare avanti.
In molti casi, il Mercato o la Fiera di paese, sono serviti a far conoscere gente che in seguito, avrebbe contratto matrimonio, o avrebbe creato i presupposti per lo sviluppo dell’economia locale.
Ma con la modernità sempre più cangiante, quanto ancora resta, di simili obbiettivi da raggiungere?

Insomma:

Da questo Mercato, Gambatesa che ci guadagna?