Di Vittorio Venditti
(Collaborazione), Di Mario Ricca
Sono Quasi Risorto!
Come l’araba Fenice, nonostante le maledizioni dei detrattori, eccomi di nuovo in pista con la mia proverbiale cattiveria, che oggi si fa beffe di chi ha creduto di giocare a guardie e ladri ed ora, stanco del “giochino”, non si può più tirare indietro. Lo spunto mi viene quasi imposto dalla nostra “Mina Vagante” con quest’articolo proveniente da un giornale che ha visto cadere gente che vi lavorava e sapeva bene cosa fosse la Camorra, tanto da essere cosciente di poter morire da un momento all’altro, facendolo senza scorte o privilegio alcuno, anzi, facendolo da solo come fosse l’ultimo dei cani.
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Dillo a Giancarlo Siani ed a tutti quelli che sono morti come lui!
A me piace pensare che sia vero il proverbio napoletano che in italiano press’a poco recita: “Se hai la pistola e la estrai, poi devi sparare”, tant’è che se mi leggi fedelmente, non puoi non considerare che io sto proprio a questo gioco, combattendo contro una camorra, spesso più feroce della Camorra, (quella con la C Maiuscola), e per questo godo come se fossi in stato di orgasmo, nel momento in cui riesco a risolvere seri problemi che stavano per portare quest’inutile sito alla morte.
Riguardo invece a chi oggi finge di piangere dopo averci ammorbati con cose che tutti conoscevano e che tutti conoscono da sempre ma nessuno prende di petto probabilmente perché per costoro quelle cose sono fonte di guadagno, riguardo costui dicevo, faccio mie le parole di commento di Mario, atteso che se la Camorra a sua volta avesse voluto sparare, ora il problema sarebbe stato risolto, (Falcone e Borsellino docent): “Visto che faresti più danni da morto che da vivo, che almeno la tua vita possa essere realmente una condanna per aver illuso il popolino contribuendo alla diffusione del cancro chiamato “speranza”!”.
A me piace sperare e ciò mi da la forza per vivere, vedendo, da ubriacone, il bicchiere sempre mezzo pieno.
Però, “il soverchio, rompe il coperchio!