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ALLA SCOPERTA DI UN MONDO LONTANO

(Di Stefano Venditti
(Foto), Di Luciano Greco

Intervista Verità Al Dottor Luciano Greco

Carlo Pietrantuono, Rossella Cornacchione, Luciano Greco, Massimo Civerra, i medici chirurghi, Pino Cofelice, l’anestesista, Maria Testa, l’infermiera. E’ questa l’equipe medica molisana che ogni anno, per un mese intero, si reca in Etiopia per mettere a disposizione della popolazione la propria esperienza. In Etiopia, infatti, le fasce più deboli della popolazione non riescono ad accedere ai servizi sanitari perché a pagamento. L’equipe regionale, insieme a tante altre del Paese si prodiga affinché sia garantita a tutti, specialmente ai bambini, una copertura sanitaria totale. Una missione che è partita dal cuore e che ha permesso di unire due mondi che seppur lontani geograficamente sono vicini per umanità e valenza morale delle persone.

«Mi sono aggregato ai miei colleghi nel 2008 – ha rimarcato il dottor Greco – è subito davanti ai miei occhi si è aperto un mondo, un altro mondo che ha di fatto capovolto la mia scala dei valori e delle cose che contano davvero in questa vita. In Etiopia, e più precisamente sugli altopiani del nord nel villaggio di Qhia nella provincia di Makallé, la gente è davvero povera di mezzi ma è ricca d’animo. Quello che ho compreso a chiare lettere con la mia esperienza in Africa è che il valore di un uomo è legato a quello che è e non a quello che possiede. Nella povertà più assoluta noi uomini bianchi possiamo ammirare la dignità assoluta di un popolo che, malgrado le effettive difficoltà, ti accoglie sempre con un sorriso coinvolgente che illumina il viso di coloro che ti vengono incontro. Sono persone vere che fondano la loro esistenza su valori che, in parte, abbiamo perso anche in Italia quali la solidarietà, il rispetto degli anziani, la condivisione assoluta di tutte le esperienze. A proposito degli anziani vorrei ricordare un proverbio etiope – ha sottolineato il dottor Greco – che recita “quando muore un anziano è come se bruciasse una biblioteca”. In Etiopia la cultura è tramandata oralmente e le persone anziane rivestono un ruolo di primaria importanza in tutte le comunità. Noi ormai siamo considerati come persone di famiglia nel villaggio e ogni volta che ritorniamo giù ci accolgono con la cerimonia del caffè che è offerta solo agli ospiti graditi. E’ un rito tutto particolare che prevede, tra le altre cose, anche la tostatura del caffè davanti all’ospite di riguardo che, però, deve bere almeno tre tazze per cortesia. Se un ospite non è gradito si offre il tè che è più veloce e facile da preparare.

In Africa c’è un’infinita gioia, una dolcezza senza paragoni negli occhi dei bambini che malgrado camminino scalzi sull’infinita pietraia che è l’Etiopia, malgrado a volte mangino solo una volta al giorno, malgrado le obiettive difficoltà sanitarie e mediche, possiedono una ricchezza d’animo più unica che rara che ti trasmettono a prescindere. Quando siamo in Etiopia lavoriamo duramente tutto il giorno perché il nostro ospedale gratuito diventa il punto di riferimento dell’intera regione, nonostante tutto la sera ci corichiamo stanchi ma felici, cosa che mi è capitata di rado in Italia. I nostri giovani sembrano sempre tristi e scontenti, i giovani africani, invece, sono felici di vivere, di poter giocare con i loro amici, di poter ascoltare i racconti degli anziani davanti al fuoco». Proprio per far conoscere i luoghi e le persone che il dottor Greco e i suoi colleghi hanno imparato ad amare in questi anni è stata allestita una mostra fotografica, che ha già fatto tappa in diverse scuole del Molise.

Con il ricavato della vendita delle foto si potrà aiutare la comunità di Qhia e di Lem Lem. «Ogni volta che partiamo ci portiamo dietro quasi 300 chili di bagaglio perché dobbiamo trasportare tutto il necessario sia per l’ospedale sia per operare, sia per il nostro soggiorno. Prima di ogni viaggio – ha affermato il dottor Greco – chiediamo una mano a parenti, amici e colleghi per la raccolta di fondi che noi portiamo direttamente in loco. Una volta arrivati ci rivolgiamo ad una fabbrica locale dove acquistiamo vestiti e scarpe che distribuiamo in giro. Le foto sono state scattate proprio in queste situazioni di enorme festa specialmente per i bambini. Volevo far vedere ai molisani e agli italiani in genere cosa i miei occhi hanno avuto il privilegio di osservare. Volevo far compartecipi i miei corregionali e le giovani generazioni italiane di come vivevano alcuni loro coetanei nell’altro mondo. Vorrei raccontare un episodio per far comprendere quanto sia diversa la scala di valori tra noi e loro. In uno dei nostri viaggi incontrammo un’anziana signora con in braccio un lattante. Rimasi colpito nel vedere una signora molto anziana che si prendeva cura di un bambino così piccolo. Grazie all’aiuto della nostra ferrista, che è etiope e ci fa da interprete, riuscì a sapere che il bambino era orfano di madre e padre e non aveva fratelli o sorelle. L’anziana signora era sua nonna e si doveva occupare di lui perché le altre persone del villaggio credevano che il bambino fosse posseduto da una maledizione. Il bambino rischiava di morire e allora ci chiedemmo cosa fare. Ci venne una brillante idea, comprare una capra per fargli bere il latte. Il valore di una capra in Etiopia? Venti euro, quasi uno stipendio di un semplice operaio. L’anno successivo abbiamo ritrovato il bambino cresciuto e “paffutello”. Che valore hanno venti euro per i nostri ragazzi? Una pizza, un’ingresso in discoteca? In Africa vale una vita umana». Chi volesse contattare il dottor Greco può scrivere una mail all’indirizzo greco.luciano@virgilio.it oppure si può recare presso lo studio fotografico “Black & White” in via Umberto 51 a Campobasso dove con soli 10 euro si avrà la possibilità di accedere a tutto l’archivio fotografico della mostra e poi si dovrà solo pagare la stampa al fotografo della foto o delle foto che si vorranno acquistare. I dieci euro raccolti serviranno per dare un concreto aiuto alle popolazioni etiopi. Un ponte umanitario che permetterà di aiutare il dottor Greco e i suoi colleghi a dare un futuro migliore ad una terra che è stata la culla primordiale dell’uomo moderno.