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TOPONOMASTICA: Anche Qui Quote Riservate?

Di Vittorio Venditti

Adesso Mi Faccio Qualche Nemica

Oggi, tanto per cambiare, andiamo a spulciare il modo di non far niente che sta sempre più prendendo piede in Italia: Quello di assegnare a tutto una “quota Rosa”. Di nemiche ne ho poche a differenza dei nemici, (a Gambatesa ne ho qualcuna ma è stupida e brutta), quindi sarà bene rimpinguare anche il bottino al femminile. Lo spunto mi viene da quest’articolo, pubblicato nei giorni scorsi sull’Osservatore Molisano, nel quale si lamenta che nell’intitolare le strade, non si tiene sufficientemente conto di una percentuale che dovrebbe venir dedicata ai nomi di donne più o meno illustri.

Intanto, va detto che per fortuna dei residenti in queste strade, qualora le stesse cambino nome, sarà sufficiente effettuare un normalissimo e gratuito cambio di residenza presso il locale municipio; al di là di ciò mi chiedo:

Ma perché forzare una scelta con obblighi di ripartizione in percentuale?
Forse si vuol sminuire il nome di una donna illustre costringendola a far parte di una lista che se non protetta, non avrebbe comunque valore?

Ad ogni buon conto, forse, giovedì prossimo sentiremo dalla viva voce di chi si occupa di tal “imposizione” quali sono le ragioni di cotanta protezione; Per il pazzo che sta farneticando ora, la questione si risolve con il rispetto verso chi ha dato tanto all’umanità e non è più fra noi, indipendentemente dal sesso. Ciò, considerando il fatto che ormai le giunte amministrative di ogni ordine e grado siano composte anche da donne.
Detto questo, se spesso non si scelgono nomi femminili, più che giustificare la cosa sotto forma di fallica imposizione, andrebbe esaminata la cultura dei componenti delle giunte, dei consigli e dei dirigenti degli enti che possono rinominare le strade, per vedere fino a che punto questa cultura personale ed asessuata sia in grado di fornire i giusti nomi da affiggere ad una via, una piazza, un edificio e chi più ne ha più ne metta, femminili o maschili che siano.

Insomma: Io credo che le donne, vere portatrici di vita, in questo caso come in tanti altri, sappiano piangere meglio degli uomini, ergendosi a vittime sacrificali di un sistema che si crede in mano a questi ultimi, appartenenti al sesso coglione perché non hanno ancora capito che possono sfruttare il potere elemosinando gadget a chi, “protetta”, vive bene in quel ruolo, anzi, lo anela con tutte le sue forze, e quando parlo di “tutte” e di “forze” so bene quello che dico, senza scendere in inutili e puerili volgarità.