Di Mario Ricca
L’Unica Guerra Che Ci Vede Dormire Insieme Al Nemico
Quando all’inizio degli anni ottanta il buon Luciano Rossi intonava questa canzone, chi poteva immaginare ascoltando il ritornello che quel tormentone sarebbe diventata una profezia… Tre decenni sono trascorsi e ci ritroviamo a leggere quanto riportato dall’Istat, che dà solo una conferma a chi come il sottoscritto considera il matrimonio un reato.
I rapporti di coppia, (che da noi per un gap culturale culminano ancora troppo spesso nel matrimonio), sono fiumi sorretti dall’argine del compromesso. Esiste qualcuno ancora che si illude pensando agli interessi condivisi e che cade nella trappola ritenendo legittimamente di essere l’eccezione che conferma una regola che trova conforto nell’articolo rimesso alla tua attenzione. Ma se parliamo di interessi da condividere, significa che non si tratti di rapporto disinteressato. Trattative, compromessi, ricatti velati insomma, il do ut des. Aspetti che hanno sempre dominato il consorzio umano e i rapporti di coppia non sono ne estranei ne immuni a tutto ciò.
Diversamente da altri tipi di relazioni come possono essere quelle amicali e/o d’affari, credo che i rapporti di coppia avendo il balzello della continuità della convivenza siano maggiormente soggetti allo sgretolamento e quindi abbiamo fortunatamente separazioni e divorzi raddoppiati e ci troviamo a mio avviso difronte a una stima al ribasso che avrebbe numeri molto più confortanti, se ci fosse meno ipocrisia e più disponibilità economica che consenta a tutti di affrontare costi e benefici del ritorno alla libertà. Numeri in aumento secondo me, perché il matrimonio, non è un modello di coppia compatibile con una fase storica come quella attuale, dove il mercato, la lassezza dei costumi, (che ha il merito a mio avviso di generare il disfacimento degli ideali e il conseguente evaporarsi della moralità), hanno determinato un decadimento valoriale che livella il sistema, (secondo idealisti moralisti e sostenitori di collettivo e bene comune verso il basso), a favore dell’individuo che sta prendendo il sopravvento. Chi cade nella trappola quindi, vive nel paese delle meraviglie che si è creato fino a quando la realtà non prevale imponendosi implacabilmente e il risultato è come un match di basket o di volley dove non esiste pareggio: o vince la statistica o il compromesso.
Altro aspetto da non sottovalutare a mio parere concausa di questi scioglimenti, è che il maschio non è riuscito a metabolizzare l’emancipazione della femmina, forse perché non culturalmente pronto. La conseguenza di questo è che al posto dell’equilibrio si è verificato un capovolgimento di fronte e il cliché ormai consolidato è nella stragrande maggioranza dei casi il seguente: Abbiamo lo step uno, quello dell’entusiasmo irrazionale “tu porti il cane a fare i bisogni e io rassetto, domenica andiamo a pranzo dai tuoi e la prossima andiamo dai miei”. Questa è unità e condivisione di intenti, prima che il reale si impone sull’ideale. Dopo di che, col trascorrere del tempo, la continuità corrode, la ritualità svuota i significati, le aspettative e le esigenze mutano, e ci si sopporta in un rapporto dove tutti questi fattori determinano i cattivi umori diurni e i cattivi odori notturni. Si passa fisiologicamente allo step due e il reale detta inevitabilmente e implacabilmente le regole del gioco. A questo punto si avrà una piccola ma significativa variazione sul tema: “Io porto il cane a fare i bisogni se tu rassetti, domenica andiamo a pranzo dai tuoi se la prossima andiamo dai miei”. L’unità di intenti da paese delle meraviglie diventa trattativa e siccome l’uomo non può sfuggire alla propria natura, (Fernando Pessoa scrisse che l’uomo si differenzia dagli animali solo perché non sa di preciso che animale è), ognuna delle parti in causa cercherà in qualunque modo di avere più forza e potere contrattuale per negoziare sul tavolo della concertazione, mentre dietro la facciata si consumano subdole ripicche e tradimenti.
In definitiva, divorzi e separazioni sono esondazioni conseguenti al cedimento dell’argine del compromesso.