Di Matteo Renzi
Buon anno a tutti. È il primo giorno lavorativo dell’anno e allora aggiungo anche un bel “Buon Lavoro a tutti”. Ne abbiamo un gran bisogno, lo sappiamo. Un pensiero particolare a chi ha perso il lavoro e a chi lo sta cercando: speriamo che questo 2014 segni una svolta nella lotta reale, non a parole, contro la disoccupazione. Su questo tema noi ci faremo sentire in modo molto determinato, promesso.
Vi risparmio il bilancio del 2013. Un anno per tanti aspetti fantastico, ma come ci diciamo sempre il meglio deve ancora venire. E allora pronti, vento in faccia, per un 2014 ricco di sogni concreti. Pronti a cambiare verso alla politica italiana, rimpicciolita nelle proprie ambizioni da anni di pigrizia e conservazione. Ma abbiamo detto che cambiare adesso si può, anzi si deve.
Per la città di Firenze, stanno per concretizzarsi molti progetti impostati all’inizio dei nostri cinque anni. Ne presento alcuni oggi, quelli culturali: dal Museo del 900 che aprirà in Piazza Santa Maria Novella il 30 aprile durante la Notte Bianca fino al Nuovo Teatro dell’Opera, dal Palazzo Vecchio rinnovato fino ai progetti per il Forte Belvedere. Ma l’elenco delle questioni che stiamo affrontando è molto più vasto e per chi sarà interessato nei prossimi giorni dedicheremo un’apposita sezione del sito www.matteorenzi.it.
Grazie all’impegno diretto in prima persona di migliaia di cittadini, Firenze sta sperimentando che è bello anche il futuro, non solo il passato. E io sono davvero grato alla mobilitazione straordinaria dei miei concittadini per quello che stanno facendo e per come lo stanno facendo.
Sulla politica nazionale, penso che sia inutile aspettare le stanche liturgie di sempre, i tavoli, le riunioni di coalizione. Credo sia maturo il tempo di lanciare in modo chiaro e trasparente le nostre proposte perché le altre forze politiche ci dicano la loro. Qualcuno mi ha detto “Scusa Matteo, ti abbiamo votato l’8 dicembre e non hai ancora abolito il Senato e nemmeno hai cambiato la legge elettorale”. Hanno ragione loro. Perché il mandato delle primarie dell’8 dicembre è fortissimo e non accetta compromessi: subito una legge elettorale seria, riforma della politica con tagli per un miliardo di euro, provvedimenti immediati sul lavoro perché torni un briciolo di speranza nel futuro dell’Italia. Bene, allora tiriamo giù le carte. Mi hanno detto: “Matteo almeno aspetta il ponte. Fino all’Epifania stai fermo”. Non scherziamo! Sono vent’anni che la classe politica sta facendo il ponte. Partiamo dai. Ho scritto oggi a tutti i leaders degli altri partiti. Per fare le riforme il PD è decisivo, senza il PD non si fanno. Ma il PD da solo non basta. Le riforme non si realizzano da soli, come la moda di oggi di farsi da soli le foto con il telefonino: la riforma selfie non esiste. E meglio così, perché le regole si scrivono insieme. Quando si fanno le riforme si chiamano tutti gli altri partiti. Poi se uno non ci vuol stare, lo dice. Ma senza troppi giri di parole. E lo dice davanti all’opinione pubblica.
Nella lettera – che vi allego in anteprima, fedele al rapporto particolare che ci lega ormai da 380 enews – propongo tre possibili soluzioni alle altre forze politiche sulla legge elettorale. Togliamo gli alibi agli altri: sono tre soluzioni molto diverse l’una dall’altra ma tutte e tre con la fondamentale caratteristica di rispettare il mandato delle primarie dell’8 dicembre che costituisce il riferimento fondamentale mio e del PD. Doppio turno come i sindaci, modello spagnolo con premio di maggioranza e circoscrizioni piccole, rivisitazione della legge Mattarella con premio di maggioranza al posto del recupero proporzionale. Vediamo gli altri se ci stanno o vogliono solo perdere tempo, noi su una delle tre siamo pronti a chiudere. Perché tutte e tre garantiscono governabilità. Alternanza. Chiarezza. Sono tutte comprensibili da chiunque. Sono chiare e restituiscono fiducia nella politica.
La settimana prossima il PD sarà a totale disposizione dei singoli partiti per incontri bilaterali che aiutino a precisare, approfondire, modificare la proposta migliore. Poi, la settimana che inizia il 14 gennaio la Commissione Affari Costituzionali della Camera entra nel vivo. E per regolamento ha pochissimo tempo per decidere. Dunque, se vogliamo fare le cose sul serio, eccoci. In quindici giorni la politica può recuperare la faccia che ha perso in questi anni.
In questi giorni ho fatto una chiacchierata con Federico Geremicca (su La Stampa del 29 dicembre) e una con Stefano Feltri su Il Fatto Quotidiano di oggi.
Ho chiesto al Presidente dei Senatori del PD, Luigi Zanda, di incontrare i senatori il prossimo 14 gennaio così ci parliamo in faccia, senza troppi giri di parole, circa la necessaria trasformazione del Senato in Camera delle Autonomie e quindi la cancellazione di incarichi elettivi e retribuiti in Senato. E la Direzione del PD sarà convocata per il 16 gennaio. In quella sede mostreremo anche come vogliamo procedere per il Jobs Act che è un documento molto più articolato di quello che si è letto fino ad oggi.
Votandomi, mi avete chiesto di dare una bella spinta, accelerata, alla politica italiana.
Ci provo. Se mi date una mano, anche semplicemente dicendomi cosa ne pensate, mi fate felice.
L’email come sempre è matteo@matteorenzi.it.
Pensierino della Sera. Ieri ha preso servizio il nuovo sindaco di New York City, Bill De Blasio. Premessa: io credo che Bloomberg sia stato un grande sindaco e negarlo sinceramente richiede un atto di coraggio. De Blasio ha dalla sua una straordinaria spinta ideale e passionale. Ieri ha detto una frase che mi è piaciuta molto: Non vogliamo punire il successo, ma creare più storie di successo. Per me questa definizione è fantastica. Perché dice della differenza tra una sinistra rancorosa e perdente e una sinistra delle pari opportunità e del merito. Good Luck, Mister Mayor!
Il mio migliore augurio per un 2014 entusiasmante.
Un sorriso,
Matteo
Post Scriptum. Avrete senz’altro letto delle 24 famiglie di nostri connazionali bloccati da due mesi in Congo in attesa dell’autorizzazione a rientrare in Patria con i propri bambini adottati: procedura già conclusa, ma non perfezionata per un inghippo burocratico. A complicare una vicenda kafkiana si è aggiunto il dramma di una ribellione a mano armata che sta coinvolgendo il regime congolese. Come ho già detto durante l’ultima presenza tv (Fabio Fazio, 22 dicembre) abbiamo chiesto il massimo sforzo al Governo per riportare a casa quei bambini con i loro genitori. Ma credo anche che questa drammatica vicenda debba farci riflettere su quanto sia arzigogolata e confusa la procedura per le adozioni internazionali. Una parte dei problemi, naturalmente, viene dagli Stati interessati e dunque è affrontabile solo attraverso il diritto internazionale. Ma uno sforzo di semplificazione e trasparenza può essere fatto anche dal nostro legislatore. All’interno del patto di coalizione che si dovrebbe siglare a gennaio, tra le forze che sostengono la maggioranza, sarà cura del PD chiedere dunque che ci sia un capitolo Diritti Civili che comprenda non solo le modifiche alla Bossi Fini o le unioni civili per persone dello stesso sesso o la legge sulla cooperazione internazionale o i provvedimenti per le famiglie, ma anche una disciplina più moderna ed efficace delle adozioni. Pensandoci bene, questi non sono Diritti Civili, ma Doveri Civili: un Paese che non si occupa in modo serio di questi argomenti come fa a definirsi civile?
Questa è la lettera che ho inviato ai partiti
Gentilissimi,
nei giorni scorsi quasi tre milioni di italiani mi hanno affidato l’incarico di guidare il Partito Democratico attraverso le primarie. Si tratta di una responsabilità molto bella che cercherò di adempiere con il massimo della dedizione, del coraggio, della fantasia.
Non credo di esagerare quando dico che il voto delle primarie è un messaggio per tutta la classe dirigente, non solo per noi. Il 2013 che si è appena chiuso è stato un anno terribile per la politica. Il passaggio elettorale non ha prodotto un vincitore certo, la coalizione di maggioranza si è assottigliata prima di procedere a riforme significative, forte è il clima di disgusto dei cittadini nei confronti dei loro rappresentanti.
Le primarie hanno impegnato il mio partito, il PD, primo partito nel voto del 2013 e in termini di rappresentanza parlamentare a prendere l’iniziativa, in modo rapido e chiaro. E credo giusto farlo senza tattiche e secondi fini. Da noi i cittadini oggi esigono rapidità di decisione e chiarezza delle posizioni. Oggi, primo giorno lavorativo del 2014, dobbiamo dimostrare di aver chiaro che non possiamo perdere neanche un secondo.
Il mio Partito chiede alle forze politiche che siedono in Parlamento, a tutte e ciascuna, di uscire dalla tattica e provare a chiudere un accordo serio, istituzionale, su tre punti.
1) Una legge elettorale che sia maggioritaria, che garantisca la stabilità e l’alternanza, che eviti il rischio di nuove larghe intese.
2) Una riforma del bicameralismo con la trasformazione del Senato in Camera delle Autonomie Locali e la cancellazione di ogni indennità per i senatori che non vengono più eletti ma diventano tali sulla base dei loro ruoli nei Comuni e nelle Regioni.
3) Una riforma del titolo V che semplifichi il quadro costituzionale e istituzionale, che restituisca allo Stato alcune competenze oggi in mano alle Regioni (per esempio l’energia) e che riduca il numero e le indennità dei consiglieri regionali al livello di quello che guadagna il sindaco della città capoluogo.
Per essere ancora più stringenti e rispettare la tempistica che ci viene dal Regolamento della Camera, dove la Commissione Affari Costituzionali sta esaminando la legge elettorale, il PD fa un ulteriore passo in avanti. Pur consapevoli del ruolo di partito di maggioranza relativa, rinunciamo a formulare la nostra proposta ma offriamo diversi modelli alle forze politiche che siedono insieme a noi in Parlamento, convinti come siamo che ciascuna di queste tre proposte rispecchi il mandato assegnatoci dagli elettori delle primarie. Pur essendo il primo partito non imponiamo le nostre idee, ma siamo pronti a chiudere su un modello tra quelli qui sommariamente esposti.
I. Riforma sul modello della legge elettorale spagnola. Divisione del territorio in 118 piccole circoscrizioni con attribuzione alla lista vincente di un premio di maggioranza del 15% (92 seggi). Ciascuna circoscrizione elegge un minimo di quattro e un massimo di cinque deputati. Soglia di sbarramento al 5%
II. Riforma sul modello della legge Mattarella rivisitata. 475 collegi uninominali e assegnazione del 25% dei collegi restanti attraverso l’attribuzione di un premio di maggioranza del 15% e di un diritto di tribuna pari al 10% del totale dei collegi
III. Riforma sul modello del doppio turno di coalizione dei sindaci. Chi vince prende il 60% dei seggi e i restanti sono divisi proporzionalmente tra i perdenti. Possibile sia un sistema con liste corte bloccate, con preferenze, o con collegi. Soglia di sbarramento al 5%
Il PD è pronto a recepire suggerimenti, stimoli, critiche su ciascuna di queste tre proposte. Ma chiediamo certezza dei tempi e trasparenza nel percorso: la politica non può più fare passi falsi. Nella prossima settimana sarà nostra cura chiedere appuntamenti bilaterali a chi di voi sarà disponibile a incontrarsi. L’obiettivo sarà capire in modo semplice e trasparente se esiste la possibilità di chiudere rapidamente un accordo istituzionale. Non servono molti giri di parole: volendo, in qualche ora si chiude tutto. Volendo, però. E il PD dimostra di volerlo nel momento in cui non si attesta su una sola posizione secca, prendere o lasciare, che sarebbe irrispettosa delle altre forze politiche, ma apre a più possibilità chiedendo solo di non perdere neanche un minuto.
Vi auguro un 2014 migliore del 2013. Per voi, per le vostre famiglie, certo. Ma anche per il nostro Paese. Nel rispetto dei diversi ruoli, abbiamo una straordinaria responsabilità: un accordo alla luce del sole, il più rapido e vasto possibile, sulla legge elettorale sarebbe un segnale semplice ma chiaro che iniziamo l’anno nel migliore dei modi. Perché prima dei destini personali e dei rispettivi partiti, viene l’Italia e vengono gli Italiani. Il PD è pronto ad accettare la sfida.
Un saluto cordiale
Matteo Renzi