Di Matteo Renzi
Non è semplice trovare le parole giuste dopo quanto è accaduto in queste ore.
Quasi tre milioni di italiani hanno scelto le primarie con un gesto di fiducia. Sono ancora stupito e commosso dalla valanga elettorale: l’Italia può e deve cambiare.
Non sono così arrogante da pensare che chi è andato ai seggi lo abbia fatto per me. Certo, tante persone mi hanno dimostrato un affetto e una fiducia che emoziona a responsabilizza: deludere chi si vuole bene è la cosa peggiore, per un politico. Ma so per certo che il voto di domenica scorsa è stato soprattutto il simbolo di una svolta necessaria e urgente: cambiare verso al PD per cambiare verso alla politica italiana. Ora o mai più.
Ne ho la piena consapevolezza. La nostra è una responsabilità straordinaria: fallire significherebbe diventare come gli altri. Riuscire porterebbe l’Italia a proporsi come locomotiva dell’Europa. Non c’è una terza ipotesi: o il fallimento totale o il cambiamento profondo.
In campagna elettorale ho detto che avremmo fatto alcune cose:
1. Riforme delle regole del gioco. Nuova legge elettorale maggioritaria, attesa da 8 anni. Via il bicameralismo perfetto con trasformazione del Senato in Camera delle Autonomie. Riduzione di un miliardo di euro dei costi della politica. Loro ne parlano da circa trent’anni: noi, semplicemente, lo faremo.
2. Piano per il lavoro con semplificazione normativa, revisione sistemi della formazione professionale, modifica degli ammortizzatori sociali. Obiettivo: aumentare investimenti stranieri e locali in Italia, creando occupazione e superando il corporativismo. Il dato della disoccupazione al 12,7% (più del doppio che in Germania e in Austria) mi sconvolge. Possiamo diventare il territorio più attrattivo d’Europa. Ma bisogna combattere le rendite di posizione.
3. Battaglia per trasformare l’Europa sempre di più sulla base dei valori che l’hanno fatta grande: scuola, cultura, diritti e non solo sui temi dei quali si è parlato nell’ultimo ventennio: banche e burocrazia. Sapendo che questo sarà il vero banco di scontro alle elezioni del 25 maggio: ormai per molte forze politiche l’Europa è la colpevole di tutto. Dietro l’Europa i politici italiani mascherano le loro incapacità. La realtà sta altrove: a noi il compito di difenderla e raccontarla.
A questi impegni non sono vincolato soltanto io: ma da domenica è vincolato l’intero Partito Democratico, che oggi è spina dorsale della maggioranza. Questi sono gli obiettivi della maggioranza parlamentare, adesso, e se falliremo non avremo alibi, sarà stata solo colpa nostra. Se ce la faremo, invece, avremo dato un colpo decisivo al rinnovamento dell’Italia.
Questo è possibile perché tanti di voi ci hanno creduto, si sono messi in fila, hanno lottato, si sono impegnati. Rileggere oggi le vostre email e lettere fa venire i brividi e la pelle d’oca. I cittadini non ci hanno dato solo due euro: ci hanno dato la loro residua speranza. Guai a noi se non saremo all’altezza di un gesto così bello.
Io, da parte mia, ce la metterò tutta. Quello che dovevo dire l’ho detto nel discorso all’ObiHall. Sono consapevole che non tutto dipenda da me. Ma quello che dipende da me lo farò con tutto me stesso perché il messaggio dell’8 dicembre è arrivato forte e chiaro.
Vi terrò aggiornati, come sempre, settimana dopo settimana e continueremo anche l’esperimento del #matteorisponde come abbiamo fatto in questi giorni su www.matteorenzi.it.
Nei prossimi giorni riprenderemo anche le news sull’amministrazione comunale. Domani, per gli appassionati, sarò in diretta a Lady Radio per discutere con i cittadini fiorentini delle scelte quotidiane che fa la nostra città. Oggi, ad esempio, ho partecipato a un piccolo grande gesto simbolico: il pranzo offerto dall’Enoteca Pinchiorri agli anziani che stanno nella storica struttura di Montedomini. L’eccellenza a servizio di chi è più in difficoltà. Permettersi una cena da Pinchiorri non è semplice. Giorgio Pinchiorri e i suoi collaboratori hanno scelto di offrire loro, per gli anziani della nostra città. Un bel gesto, no? Nota di servizio. Spesso mi accusano di non rendere conto dei risultati di questi quattro anni di amministrazione: bene, per fare un esempio, Montedomini ha riunito 4 Aziende per i Servizi alla Persona in una (erano 4 Cda, 4 presidenti, 4 direttori generali, ecc). Ha raddoppiato gli investimenti, riducendo il costo del personale di oltre il 50% senza licenziare nessuno e senza decurtazioni salariali. Ha migliorato il margine operativo passando da meno quattro milioni di euro a più un milione di euro. E soprattutto ha assistito nel 2012 quasi ottomila persone contro le cinquemila del 2011. Spendere meglio si può fare.
Ieri, invece, ho fatto un sopralluogo alla scuola Bechi per salutare i ragazzi, ascoltare le loro proposte (da un’altalena in giardino fino alle domande su quando rientrerà in campo Mario Gomez, che come noto non è propriamente un tema da…sindaco) e verificare i lavori dell’auditorium che inaugureremo entro il mandato. Per ripartire l’Italia ha bisogno di investire in tre settori: la scuola, la scuola, la scuola. E io intendo continuare con gli incontri con professori, famiglie, studenti.
Lavorare quotidianamente a contatto con le persone e non stare rinchiuso nei palazzi del potere romano. So che qualche purista storcerà la bocca e mi considererà demagogico. Ma voglio vivere questa esperienza così, grato per il consenso, consapevole delle aspettative ma radicato nella realtà quotidiana delle persone, non nell’iperuranio parallelo dei lanci di agenzie e del politichese.
Se vi va di dirmi che ne pensate, vi leggo volentieri: matteo@matteorenzi.it, sono un po’ indietro nelle risposte, ma recupero, promesso!
Un sorriso,
Matteo