Di Matteo Renzi
1. Piange la Sardegna, piange l’Italia
L’Italia intera vive il dolore della Sardegna, i morti, i dispersi, i danni. Non è il momento delle polemiche, ma della solidarietà. E del resto è difficile capire, in stragi come queste, quanto sia addebitabile alla forza della natura e quanto all’incuria dell’uomo. Certo è che sarebbe bello se il Parlamento si facesse carico di uno sforzo in più sulla difesa del suolo.
Cito solo cifre, fredde come sanno essere i numeri: negli ultimi 50 anni le alluvioni hanno travolto circa 1.500 centri urbani provocando 4.200 morti e quasi mezzo milione di sfollati. Quante vittime dobbiamo ancora contare perché finalmente si consideri la difesa del suolo una grande emergenza nazionale? È un tema che sento molto. Ne ho scritto in “Oltre la rottamazione”, ne ho parlato in Consiglio Comunale lo scorso 4 novembre commemorando l’Alluvione di Firenze, ne ho sottolineato l’urgenza fin dalle scorse primarie proprio dal Vajont, dove simbolicamente iniziammo il tour. Intanto un pensiero agli amici della Sardegna, piangendo insieme alle famiglie delle vittime e un grande abbraccio ai sindaci coinvolti in prima fila. Loro sono oggi le colonne della comunità: che sentano forte il sostegno dell’Italia e degli italiani, senza alcuna distinzione di colore politico. Ci sarà tempo per le polemiche, ora proviamo a dare una mano.
2. Voto degli iscritti. Buona la prima.
Che bello il risultato del voto degli iscritti. Ci sono stati 260mila cittadini che hanno discusso delle mozioni: migliaia di donne e uomini hanno presentato delle idee, si sono confrontati, hanno votato. Prima di tutto dico grazie a chi si è messo in gioco. Adesso tutti al lavoro verso l’8 dicembre, giorno in cui potranno votare TUTTI i cittadini, senza bisogno di preregistrarsi, di iscriversi, di tesserarsi. Noi arriveremo all’8 dicembre presentando idee concrete, non facendo semplicemente una conta. Ho cercato di dirlo da Fabio Fazio domenica sera. Lo dirò domani a Genova, alle 17.30, al teatro Modena.
Lo ribadirò nei prossimi giorni in occasione degli incontri nei teatri ma anche via internet: oggi, per esempio, martedì, dalle 16 alle 17 ripetiamo l’esperimento del filo diretto su www.matteorenzi.it e tramite l’hashtag twitter #matteorisponde. Una proposta agli amici delle Enews: facciamo da qui alla prossima enews 100 nuovi comitati? Chiunque può creare un comitato, seguendo le indicazioni del www.matteorenzi.it. È un modo bello per partecipare e per consentire a tutti di fare politica. La politica non è sporca: qualche politico lo è, ma la politica è un’attività nobile e di grande dignità. Mi date una mano? Proviamo a farla insieme? O si mettono in gioco i cittadini o l’Italia non cambia verso.
3. Un ministro, il suo prestigio
Ho detto cosa pensavo del ministro Cancellieri in una trasmissione di Santoro. L’idea che ci siamo fatti dell’intera vicenda Ligresti è che la legge non sia uguale per tutti e che se conosci qualcuno di importante te la cavi meglio. È la Repubblica degli amici degli amici: questo atteggiamento è insopportabile.
I media scrivono che il ministro Cancellieri dovrebbe dimettersi se le arrivasse un avviso di garanzia. Non la penso così e so che adesso non tutti saranno d’accordo con me: le dimissioni non dipendono da un avviso di garanzia. L’avviso di garanzia è un atto di tutela verso l’indagato, non è una sentenza di condanna: vent’anni di giustizialismo soprattutto mediatico hanno trasformato uno strumento a favore della difesa in una condanna preventiva. Un Paese civile, un Paese che cambia verso, è un Paese in cui non basta un’informazione di garanzia per condannare una persona. Se diventerò segretario del PD su questo tema vorrei combattere una battaglia culturale.
Non è un problema giudiziario, dunque, è peggio: è un problema politico. E allora posso spiegare perché io sono per le dimissioni di Cancellieri, indipendentemente dall’avviso di garanzia o meno.
La questione non è la telefonata per interessarsi a un caso di salute ma la credibilità del racconto proposto dal Ministro, che chiama la famiglia di tre arrestati e un latitante dicendo che non è giusto ciò che sta accadendo. Ma il Ministro è un essere umano, si dice: dunque coltiva i suoi rapporti d’amicizia. Certo, fa benissimo, non siamo robot. Ma proprio perché è intima di quella famiglia, quando ci sono i procedimenti giudiziari non mette naso, non telefona, sta fuori: altrimenti perde l’autorevolezza necessaria a fare il Guardasigilli. Proprio perché sei amico di quelle persone, stai lontano da quel caso.
Cancellieri è una servitrice dello Stato e delle Istituzioni: lei per prima sa che il responsabile del Ministero della Giustizia deve avere caratteristiche peculiari di assoluto prestigio.
Purtroppo, dico purtroppo, questa vicenda ha minato l’autorevolezza istituzionale e l’idea di imparzialità del Ministro della Giustizia. Talleyrand diceva: “è peggio di un crimine, è un errore”. Il Ministro non ha fatto niente di criminale, sia chiaro: ha sbagliato. Prima lo ammette, meglio è, innanzitutto per lei. Ecco perché secondo me dovrebbe dimettersi. Sono stato sufficientemente chiaro? Aspetto le critiche: matteo@matteorenzi.it
Postille.
1. Cancellieri dice ai giornali: se ci fosse stato il vecchio PD mi avrebbe difeso. Non so. Io spero che ci sia un PD nuovo. E lo spero per l’Italia, non per Cancellieri.
2. A chi dice: Renzi fa questo per indebolire Letta. Bene, sia chiaro: se cambia il ministro della Giustizia il Governo Letta è più forte, non più debole. Perché con questo ministro, qualsiasi intervento sulle carceri, qualsiasi posizione sulla riforma della Giustizia sconterà un giudizio diffidente di larga parte degli italiani.
3. Ma cosa farà il PD in Parlamento? Se Cancellieri non si dimette, il gruppo del PD si riunirà. Spero che nel gruppo si voti, in modo palese, con ciascun parlamentare che esprime la sua opinione spiegandola ai colleghi e agli elettori. Abbiamo molti parlamentari capaci: sono certo che non avranno paura delle loro idee.
Poi – siccome siamo un partito e non un’accozzaglia di gente – tutto il gruppo vota secondo le indicazioni della maggioranza. Se fossi segretario chiederei di partecipare alla discussione. Non lo sono, almeno per il momento e non sono parlamentare: dunque non ho titolo per esserci. Io so cosa rischia il PD in termini di distacco dal Paese e dall’opinione pubblica. Ma non ne faccio una questione di convenienza elettorale: ne faccio una questione di prestigio delle Istituzioni. Dobbiamo recuperare la fiducia delle persone nel fatto che in Italia le regole valgono per tutti e non solo per gli amici degli amici: questa è una bella occasione per dare un segnale
Firenze.
Qualche sms sulle questioni amministrative, rapidissimo. Ho già scritto troppo, lo so!
I. Ho presentato gli investimenti Vueling sull’aeroporto di Firenze. Raddoppiano passeggeri e rotte. Quando le compagnie aeree sono gestite in modo intelligente funzionano, portano utili agli azionisti (Iberia e British) e rendono un servizio ai cittadini. A qualcuno fischiano le orecchie?
II. Oggi stiamo demolendo alcune strutture sul Lungarno, in riva sinistra. Nelle città di oggi non basta costruire bisogna demolire i luoghi dell’incuria. Bisogna distruggere, non solo conservare. Abbiamo abbattuto la pensilina della stazione, il mostro del Pratellino, l’ex discoteca alle Cascine, il complesso di viale Guidoni, gli edifici abusivi come quello della Rondinella ieri o del Piazzale domani. Per costruire città più belle, bisogna iniziare dal buttare giù i luoghi brutti. E con questo mi prendo anche le polemiche di parte degli architetti e sovrintendenti, scommettiamo?
III. Abbiamo fatto molte iniziative che potete trovare sul sito www.matteorenzi.it e che vi risparmio, in attesa di dedicare un #matteorisponde solo alle questioni della città, giusto per dimostrare le tante cose che stiamo mandando avanti. Mi limito a segnalare l’apertura dell’anno accademico nel Salone dei 500. Ho augurato ai professori, agli studenti, ai lavoratori dell’università tre cose, che derivano dallo stesso termine greco, pathos. Ho augurato pazzia, pazienza, passione: senza un briciolo di queste caratteristiche non si afferma il valore più grande che oggi ha l’università: dimostrare che si può uscire dalla crisi non solo con le necessarie e appropriate misure economiche ma anche e soprattutto con un grande investimento nella cosa che più ha fatto grande l’Italia e gli italiani: il capitale umano. Anche di questo parleremo durante il cammino verso le primarie. Intanto buon lavoro all’università di Firenze: la città ha bisogno di voi, dal magnifico rettore all’ultima matricola, per restare se stessa.
Pensierino della sera. Si chiama Miles Scott. Ha cinque anni, è malato di leucemia. Ha un sogno: vuole essere Batman. La sua città, San Francisco, lo accontenta con un’organizzazione strepitosa che magari a noi farà pensare: ecco, le solite americanate. Ma che in realtà è un’immagine simbolo bellissima. La città non è un ammasso di pietre, non è un incrocio di sensi unici, non è un insieme di luci: la città – ogni città – ha un’anima. E per mostrarla talvolta basta fermarsi e seguire i sogni di un bambino di cinque anni. La sfida vera, lo so, sono i servizi, la quotidianità, l’assistenza. Ma vedere migliaia di persone, da Obama al signor nessuno, muoversi e commuoversi per Miles è molto bello: dà il segno che siamo persone, non numeri.
Un sorriso,
Matteo Renzi
www.matteorenzi.it
PS: Lo so, lo so. Non ho commentato la notizia della settimana: la divisione tra Berlusconi e Alfano. Non so se fanno finta o no. Se ci sono elementi personali o diatribe politiche. Se tutto dipende dalla decadenza o da altro. Aggiungo: non mi interessa. Il PD diventerà vincente quando smetterà di subire l’agenda degli altri. Quando smetterà di parlare delle discussioni degli altri. Quando smetterà di vivere con il pensiero rivolto agli altri. Noi vinceremo se racconteremo cosa pensiamo dell’Italia, non cosa pensiamo di Berlusconi. È finita l’epoca in cui l’agenda la dettano gli altri. Se vogliamo finalmente vincere e convincere, diciamo che cosa pensiamo noi. Mi perdonerete, ma io voglio essere eletto per parlare di Italia, non di Alfano e Berlusconi.