Di Matteo Renzi
Sarebbero tante le storie interessanti di cui parlare in questa settimana che sta finendo. Vorrei che il nostro pensiero ci portasse a Mostar, nella città del ponte distrutto proprio quando ricordiamo i vent’anni da quell’avvenimento e poi subito al Cairo, nel cuore dell’Egitto dove l’ex Presidente Morsi è entrato in Aula per essere processato: del Mediterraneo non parla più nessuno, eppure questa è la frontiera più importante per l’Italia e per l’Europa. Vorrei che con la mente volassimo in America dal nuovo sindaco di NYC, De Blasio e dalla sua lotta contro le diseguaglianze e anche perché no dal Governatore repubblicano del New Jersey, Christie che con il suo successo ha sconfitto anche la parte più oltranzista del suo partito, il Tea Party; vorrei che ci fermassimo nella Grande Mela a Wall Street dove Twitter è stata quotata con risultati incredibili: quasi trenta miliardi di dollari di capitalizzazione. E pensare che c’è gente che continua a ritenere l’industria innovativa dell’ICT come un passatempo per addetti ai lavori. L’innovazione può essere uno degli asset per la ripresa, anche in Italia: fondamentale accelerare i lavori per la concretizzazione dell’agenda digitale.
Vorrei condividere anche lo sdegno, lo stupore, la rabbia, la costernazione per ciò che leggiamo ogni giorno. Penso soprattutto alle due ragazzine di Roma che si prostituivano, non solo per il dolore che una vicenda del genere non può che provocare, ma soprattutto per quello che la mamma di una di loro dice al telefono, invitandola a vendersi. Penso alla Terra dei Fuochi: ho annunciato che se eletto segretario del PD la prima iniziativa pubblica che faremo sarà in quella terra con parlamentari, amministratori, militanti di tutta Italia, indicando proposte concrete per riportare in quei luoghi la presenza dello Stato, del volontariato, dell’esercito se serve, dei giovani dell’associazionismo. In una parola: della legalità.
Ma fedele all’impegno di non sproloquiare troppo mi limito ai consueti due profili. Quello locale e quello nazionale
FIRENZE
Giusto qualche spunto.
Abbiamo ricordato l’alluvione del 1966. Ne ho parlato in Consiglio Comunale.
Sulla pedonalizzazione del Ponte di Santa Trinita. Nell’articolo del Corriere Fiorentino il progetto. Adesso una fase di ascolto in città e con i comitati, alcuni dei quali sono professionisti della critica: poi si parte. E confermo l’impegno per liberare Piazza del Carmine dalle auto. Graditi come sempre i vostri commenti, le vostre idee, le vostre critiche! Grazie: sindaco@comune.fi.it.
Ho scritto un articolo su Firenze per Italiani Europei. Sostengo che fare politica concretamente partendo dalle città sia un grande privilegio per chi la fa, ma anche un’occasione per uscire dalla crisi autoreferenziale che stiamo vivendo.
ITALIA
Anche qui molto brevemente.
Sono stato ospite da Michele Santoro ieri. È stata una trasmissione molto serrata e con tanti spunti/stimoli. Sul caso Cancellieri: credo che il Ministro avrebbe fatto bene a dimettersi e ho cercato di spiegare il perché. Sulle pensioni: discutendo con un pensionato di Livorno che prende settemila euro al mese di pensione ho spiegato perché secondo me possiamo chiedere a quelli come lui un piccolo contributo di solidarietà. Sul Governo Letta: io non voglio creare tensioni, anzi, voglio dare una mano perché il 2014 sia l’anno della verità, in cui il Governo faccia le cose che ha promesso e il PD sia in prima fila per dare una mano, nell’interesse degli italiani. Su Telecom, sul carcere, sulla Rai, su Confindustria, sulle banche, sui ragazzi che fuggono all’estero e su molto altro ancora. Mi si dica: non siamo d’accordo con te, Matteo. Ma si smetta di lamentare l’assenza di contenuti o di proposte, no?
Fa meno notizia di Santoro, lo capisco. Ma ho fatto una chiacchierata con Vita, il mensile del no-profit, una testata che seguo e che mi piace molto a proposito del servizio civile. Riparleremo presto e molto di questi temi.
Regole del congresso. Come sapete si è fatto un gran parlare delle regole del congresso del PD, per il quale sono candidato. Sintesi estrema. Il congresso è diviso in tre parti (come la Gallia di Cesare ai tempi delle versioni di Latino, direbbe qualcuno):
La prima consiste nella possibilità per chi è iscritto al PD di votare segretari provinciali e di circolo. È già finita. Hanno votato in 370mila, quindi un bell’esercizio di democrazia. In altri schieramenti decide uno per tutti, quindi non ci lamentiamo. Certo: ci sono stati dei casi vergognosi di tesseramento gonfiati. Ma una persona che vuole bene alla politica e al PD non spara nel mucchio: fa i nomi delle singole realtà problematiche e circostanzia le accuse. In ogni caso, questa fase è andata. Buon lavoro ai nuovi segretari locali.
Seconda parte. In tutti e seimila i circoli chi è iscritto al PD – e solo chi è iscritto – può votare entro domenica 17 novembre. Le iscrizioni si possono però fare solo sino a domenica 10 novembre (maggiori info, per chi di voi volesse iscriversi perché vuole davvero dare una mano al PD: luca@matteorenzi.it).
Infine la terza fase che è in realtà l’unica decisiva e inappellabile: l’8 dicembre tutti i cittadini che lo vorranno potranno recarsi ai seggi e scegliere il proprio leader. L’8 dicembre è la sfida finale, quella che permette di votare a tutti, anche a chi non si è registrato e a chi non è iscritto.
Nel frattempo – quando mancano 30 giorni netti alle primarie – la campagna elettorale sta entrando nel vivo. Chiedo a chi vuole darci una mano di utilizzare la piattaforma di www.matteorenzi.it: è possibile riflettere sulla mozione, creare un comitato (siamo quasi a quota mille), lanciare un’idea o una critica. Come lo scorso anno chiedo una mano anche sotto il profilo economico. Il limite massimo per la campagna elettorale è 200.000 euro, anche se noi spenderemo meno. Abbiamo aperto la raccolta fondi, chiunque voglia dare un contributo, anche solo di cinque euro è davvero il benvenuto. Questo è il modo più trasparente per finanziare la politica: per adesso siamo appena partiti e siamo a 790 euro.
Pensierino della sera. Sono spesso accusato di essere contro il sindacato e la CGIL per motivi ideologici e di parte. Ricorderete come, a urne aperte, lo scorso anno – sul servizio pubblico della RAI – il segretario Susanna Camusso prese una posizione durissima contro di me e la mia possibile affermazione. Non erano gradite evidentemente le mie riflessioni sullo stato di crisi dei sindacati oggi. Bene.
Vi leggo alcune dichiarazioni comparse oggi su Repubblica, che condivido totalmente. “Il sindacato è morto, se non cambia … Se vuole avere un futuro deve cominciare a fare i conti con il fatto che si trova all’interno di una profonda crisi di rappresentanza, che interessa anche la politica come le associazioni delle imprese. Perché se è vero che sempre più i cittadini non vanno a votare, è anche vero che la maggior parte dei lavoratori non è iscritta a alcun sindacato. Ci sono milioni di precari, giovani ma non solo, che non vedono nelle organizzazioni sindacali un soggetto che li possa rappresentare … C’è bisogno di più democrazia nel sindacato. I lavoratori devono poter votare sempre sui contratti e gli accordi che li riguardano. Dobbiamo rappresentare i precari non solo a parole. Non possiamo continuare a scaricare su di loro il peso di molti accordi che facciamo. …Credo che la crisi del sindacato nasca dal fatto che in questi anni non sia stato capace di tutelare le condizioni di chi lavoro, c’è stato un secco arretramento. E se le persone stanno peggio vuol dire che anche noi abbiamo sbagliato.”
Direte: sono parole tue, Matteo? No. Sono parole di Maurizio Landini, segretario della CGIL-FIOM, dunque di quella che i media potrebbero definire l’ala sinistra del sindacato. E ora, come la mettiamo? Non sarà arrivato il momento di discutere seriamente dei sindacati, dei loro bilanci, del loro ruolo in questo mondo del lavoro che cambia così velocemente?