Di Vittorio Venditti
TIM Rivede Al Rialzo La Tariffa Base Internet E Wind Caccia Via I Clienti
Sembrerebbe ridondante parlare dell’episodio finanziario che tiene banco in questa settimana, se non fosse per un paio di ragioni serie e per il fatto che ci va di scherzarci sopra, magra consolazione per noi italiani, ancora una volta defraudati e presi in giro, con buona pace di coloro che, pensando di farci paura, minacciano dimissioni che non daranno mai.
Aizzato dunque da quest’articolo che ci parla dell’aumento delle tariffe base internet proposto, anzi, imposto dalla “spagnola” TIM, non può non venirmi da pensare ai precedenti storici che hanno vista l’Italia del tardo medioevo e di buona parte dell’era moderna, invasa dagli iberici per gran parte del suo territorio.
Allora come ora, i matrimoni avevano come aspetto non secondario il versamento di una dote, generalmente portata dalla femmina remissiva al maschio dominante.
La TELEFONICA dunque, vede avvicinarsi il connubio con la TIM, la quale, già foriera di fatturazione settimanale pari al prezzo d’acquisto per il quale è stata svenduta, deve portare con sé, se non una dote di professionalità, (gli italiani verranno cacciati senza problemi, trattandosi in genere di personale di dubbia capacità professionale e di assodata raccomandazione politica), almeno i quattrini che gli sventurati clienti dovranno giornalmente versare al nuovo “capofamiglia” che, si dice, pare sia più indebitato della “moglie” appena acquisita, moglie da fagocitare quanto prima, come se ci trovassimo di fronte ad un moderno e tecnologicamente avanzato Barbablu.
Ma Don Rodrigo non ci sta.
Sì, è vero, Don Rodrigo nei “Promessi Sposi” di Don Lisander, era spagnolo e potente, mentre in questo caso è italiano e ciarlatano, ma è pur sempre un fastidio da uccidere con la peste, quella peste data dalla cronica mancanza di danaro ed iniziative che pervade chi fa la voce grossa per non aver saputo far altro prima della disfatta.
Don Rodrigo dicevo, già sta dicendo a Don Abbondio, (Bernabè): “Questo matrimonio non s’ha da fare”, ovviamente senza avere il coltello dalla parte del manico, ne i bravi come scorta.
Dal canto suo, il povero don Abbondio non ha potuto far altro che aggiungere brutta figura a brutta figura, rispondendo al nobile-mobile che lui, di questo matrimonio non ne sapeva niente, pur vivendo stabilmente in canonica e conoscendo i corsisti che stanno per convolare a nozze.
Mi verrebbe da chiedere a questo moderno e famelico “prete/laico”:
Ma tu, allora, che ci stai a fare?
Tu, in qualità di pre-sidente della Telecom, tu che prendi soldi in un mese, quanto noi non ne riusciamo a prendere in un anno di lavoro vero, a che titolo intaschi tali somme?
Va bene che nello scherzo ti stiamo paragonando ad un prete che, aggiustati i c…i suoi, se ne frega del resto, da qui però a pensare che noi che dobbiamo sentire le stupidaggini che voi altolocati continuate a proporci le accettiamo senza poter criticare… (mi viene da pensare a qualcuno che vive a Gambatesa…), ce ne passa e ce ne passa anche parecchio!
Dunque, sappiamo com’è andata a finire la storia dei “Promessi Sposi”, ma non sappiamo come finirà quella dei “Promessi Sporchi”, atteso che ormai nemmeno il proverbio che dice: “I panni sporchi si lavano in famiglia” possa valere per una storia nata pubblica e svenduta ai privati, con i risultati che tutti conosciamo.
Il benpensante di turno dirà: “Ma guarda che la Telecom, prima di essere tale era SIP e questa, (nata come società in tutt’altre faccende affaccendata), prima era uno spezzatino privato”.
A quest’essere, va risposto che c’è differenza fra i privati di prima, capaci e delinquenti, e quelli attuali, solo delinquenti.
Ma passiamo ora alla parte seria, per denunciare una subdola forma di cartello fra compagnie telefoniche, alla faccia della tanto sbandierata concorrenza nel settore, frase ora utilizzata come paravento che dovrebbe mascherare il totale fallimento della politica italiana in materia di impresa e lavoro.
Sai che sono radioamatore e che per questo, spesso, ho necessità di misurare campi e quant’altro sia utile per la gestione di apparati radio di vario genere.
Per questo, nei giorni scorsi, mi sono trovato a verificare la corrispondenza dell’equinozio con il momento migliore per l’accordatura generale delle antenne, cosa che andrebbe fatta almeno ogni anno e non solo durante l’equinozio di settembre.
Tutto bene?
Ma neanche per idea!
Misurando e rimisurando i parametri che mi servivano, mi trovavo con valori alterati seriamente, tanto da pensare che avessi scassato il misuratore.
Prima di buttarlo, ho avuta la bell’idea di consultarmi con altri tre colleghi per chiedere loro di compiere ciò che io non avevo saputo portare a termine.
I miei amici, dopo una buona mezz’ora, sprecata a provare e riprovare, sono separatamente giunti allo stesso mio risultato: Il misuratore di campo è starato.
Ci è venuta per fortuna un’ideona: Andare a misurare quanto ci serviva, sotto altri ripetitori di telefonia mobile, non in prossimità delle coordinate dalle quali avevamo fatti i primi calcoli.
Così, inaspettatamente, abbiamo ottenuti altri risultati che ci hanno fatto ricredere sul funzionamento dei nostri apparati, facendoci risparmiare non pochi soldi.
Ma che era successo?
Noi, in quel momento non ci siamo posta la domanda e non abbiamo approfondito.
La soluzione però era sotto i nostri occhi e l’abbiamo potuta vedere grazie ad un dispaccio de “il Segreto Di Pulcinella”, consegnatomi ieri mattina, dispaccio che mi ha lasciato esterrefatto.
Nell’informativa infatti, si dice che: “I tecnici della WIND, stanno progressivamente devattando, (abbassando la potenza), i ponti radio.
Ciò, per ridurre là dove possibile il segnale a disposizione dei propri clienti e costringere i più irrequieti a migrare verso altri gestori”.
Ma perché un suicidio del genere?
All’inizio dell’estate scorsa, la WIND ha messe in commercio delle tariffe talmente convenienti che sono state prese di mira in massa dagli italiani.
Questo insperato ma prevedibile successo, ha fatto sì che i server di WIND arrivassero alla saturazione e quindi, senza un valido rimedio, alla rottura generale.
Valida dunque l’altra ragione seria che ho precedentemente trattata, atteso che chi lascerà WIND, difficilmente si affiderà a Vodafone o Tre, vedendo in “mamma TIM”, comunque un valido rifugio, nonostante il “tradimento alla patria”.
In definitiva: Noi continuiamo a non dire mai abbastanza male delle compagnie telefoniche che operano in Italia, queste, in religioso silenzio, come fossero santa romana chiesa, sicure della loro invulnerabilità, continuano a fare il bello e il cattivo tempo, alla faccia di chi, roboante come un pallone vicino allo spillo che sta per bucarlo, dice:
“Questo matrimonio non s’ha da fare”, sapendo bene che il matrimonio sia già stato abbondantemente più che consumato.