Di Vittorio Venditti
Gambatesaweb Dà Parola A Tutti
Devo tornare su quanto accaduto nel “Dopo festival”, visto che è venuto fuori che non si è data a tutti la possibilità di replicare a quanto la giuria e l’organizzazione del festival medesimo sta disponendo, dopo la gazzarra scatenata da quest’inutile sito, imbeccato e supportato dal suo servizio segreto, con informazioni che evidentemente hanno colpito nel segno.
Rimarco solo l’affermazione di Cinzia Minotti, secondo cui nessuno ha data a lei la parola per dire la sua: Quanto segue, mi è stato trasmesso da un agente de “Il Segreto Di Pulcinella”, che evidentemente, ricevendo la sua e-mail dello scorso diciassette settembre, ha ritenuto opportuno girarmela, proprio per dare a lei la parola, cosa che la Nostra avrebbe potuto chiedere direttamente ed ottenere in modo gratuito ed assolutamente neutrale, come sta avvenendo con questo scritto, com’è avvenuto per altri che però, per troppa insistenza, hanno dovuto subire gli strali di chi scrive, offeso dalla non casualità dello scrivere di chi ha proposte le sue doglianze.
Un altro punto che mi preme sottolineare, consiste nell’interpretazione che la Minotti dà al termine “manifestazioni pubbliche”.
Anche una sagra gastronomica, proprio perché aperta a tutti, è da considerarsi pubblica.
E non aggiungo altro.
Di seguito il comunicato:
Data: 17-set-2013 19.26
“Salve a tutti, sono Cinzia Minotti e parlo in rappresentanza degli Alberi Sonori, invio, spero a tutti i rappresentanti dei gruppi, compresa l’ organizzazione del festival le nostre motivazioni e la nostra versione dei fatti, che speravamo venisse fuori da tutto il tam tam mediatico e giornalistico, ma così non è stato, non ci è stata data possibilità o modo di far ascoltare la nostra voce e così provvediamo a darcela da soli.
Molti hanno avuto modo di contestare, di reclamare e di dire la loro, ma senza contropartita è facile addossare responsabilità e infangare l’immagine e l’operato altrui.
Per questo motivo inviamo quella che è la nostra esperienza al Festival della “Canzone dialettale molisana di Gambatesa” , sottolineiamo, non per infangare a nostra volta l’operato altrui, ma per una giustizia di condivisione di responsabilità, incomprensioni e incongruenze dove una riflessione e un esame di coscienza sarebbe molto più giusto, senza partire invece con l’additare in modo scontato chi ha agito nella ferma convinzione del rispetto delle regole.
Ringraziando tutti, porgo a nome del gruppo cordiali saluti.
In allegato le nostre motivazioni
In merito alle contestazioni della classifica del “Festival della canzone dialettale molisana” di Gambatesa, Alberi Sonori ci tiene a precisare che quanto è venuto fuori e solo una parte di come sono andati i fatti.
Dalle notizie che ne sono conseguite, l’organizzazione si è ben guardata dal diffondere le sue di responsabilità in merito alla questione, facendo venir fuori così un’immagine distorta dell’accaduto e pertanto dell’operato degli Alberi Sonori, che, ci tengono a precisare, parlano in riferimento al loro brano.
Al contrario dell’organizzazione, che si fa forte di un articolo del regolamento, si ripara dietro le decisioni di una commissione, si accoda alle lamentele di aspiranti vincitori che reclamano, a loro avviso, giustizia a un torto subito, gli Alberi Sonori non hanno prove evidenti a cui fare appello ma sono sicuri solo dello scambio di informazioni telefoniche con l’organizzazione, nella persona del presidente Pasquale Abiuso (nominato per correttezza di comunicazione, e non per lederne la figura), avvenute in fase di iscrizione e che sono alla base delle incomprensioni originatesi.
Queste si sono trasformate al termine del Festival, nella solita guerra tra i poveri, quando sarebbe stato più giusto e risolutivo fare una riunione con gli organizzatori e i rappresentanti di tutti i gruppi per venirne a capo e comprendere le relative ragioni e responsabilità.
Pertanto gli Alberi Sonori ritengono doveroso e giusto ricorrere all’unico mezzo che hanno per far sentire, a questo punto, anche la loro di voce: l’informazione.
Questa l’esperienza vissuta dagli Alberi Sonori: essi partecipano al festival con il brano “A fond e balle” e nella stessa sera fanno da supporto musicale ad un altro gruppo, I Vilja, di minoranza croata, con il brano “Druga draga”, eliminato nel corso della prima serata.
Quando le iscrizioni erano aperte, il responsabile del gruppo Alberi Sonori nella persona di Cinzia Minotti chiama il presidente chiedendo delucidazioni in merito proprio all’articolo 1, visto che i due brani erano ispirati a canti tradizionali (particolare specificato nella domanda di iscrizione) e per tanto già eseguiti a loro modo in altre situazioni.
La risposta che entrambi i gruppi ricevettero in quella occasione fu che la cosa importante era che il brano proposto, riarrangiato musicalmente, non avesse partecipato o fosse stato presentato ad altri concorsi canori.
Sicuri di ciò inviano il materiale e sono ammessi al concorso.
Per cui l’errore di cui l’organizzazione deve assumersi le sue responsabilità sta proprio nell’interpretazione che ha dato alla parola “inedito” sia nelle comunicazioni verbali che nella documentazione richiesta per partecipare al concorso.
Infatti nella domanda di iscrizione viene richiesto di sottoscrivere la seguente dichiarazione: “… che il brano presentato è inedito, ossia mai proposto in precedenti edizioni del Festival o in concorsi canori pubblici”.
Da quest’ultima e dalle rassicurazioni telefoniche si evince che per l’organizzazione il significato della parola inedito si riferiva solamente alla partecipazione a concorsi canori pubblici e non ad altro.
Avere il brano in un cd uscito da breve e distribuito con grande fatica nelle nostre piccole situazioni e averlo eseguito ad una manifestazione gastronomica non è di certo aver partecipato o iscritto la canzone ad un concorso canoro.
Un errore di interpretazione? Di comunicazione? Di leggerezza?
Allora se c’è da assumersi delle responsabilità queste non sono solo degli Alberi Sonori ma anche dell’organizzazione, che tra l’altro avrebbe avuto tutto il tempo necessario per effettuare i dovuti controlli, avendo a disposizione i brani dal 5 luglio (termine ultimo per inviare le domande) ed escludere chi era in “buona o in cattiva fede”.
Un’organizzazione che avrebbe dovuto essere molto più chiara e coerente a chi chiedeva delucidazioni sul regolamento, e soprattutto non interpretarlo a suo modo e piacimento quando gli ha fatto comodo per salvare il salvabile, così com’è stato fatto successivamente da un altro responsabile del festival, Luca D’Alessandro, appellandosi ad un articolo sul quale probabilmente anche i componenti dell’organizzazione avevano visioni differenti.
I riflettori sono caduti su chi è arrivato sul podio, ma quanti dei partecipanti esclusi erano al cento per cento in linea con l’articolo 1, o meglio a tutti le voci che sono state aggiunte successivamente allo stesso?
Se per loro era così importante che nessuna canzone fosse mai stata eseguita e ascoltata prima, non avrebbero dovuto accettare canti ispirati alla tradizione o addirittura diffondere i cd da loro prodotti con i brani partecipanti già dalla prima sera, quando ancora c’erano gruppi che si sarebbero dovuti esibire il giorno successivo.
Alberi Sonori non intende far polemica sulla polemica, né colpevolizzare nessuno, ne ha voglia di imbattersi, per usare le parole dell’organizzazione “in azioni legali qualora ci sia reticenza nella restituzione del premio”, ma semplicemente sottolineare che la loro è stata una partecipazione nella tranquillità del rispetto delle regole, estranei all’idea di una presa in giro.
Ora che si ricorra pure ai ripari per salvare il Festival, la sua credibilità, la sua importanza storica, nei confronti del quale Alberi Sonori porta rispetto e non vuole arrecare danno alcuno, ma in tutto questo qual è la sottile linea che separa le responsabilità reciproche e soprattutto le parti lese?
A ognuno la propria riflessione e un esame di coscienza.”