Di Vittorio Venditti
Onore O Onere?
Rientrando sempre più nella normalità soporifera di Gambatesa, (farlo dopo San Bartolomeo tutto di colpo potrebbe generare stress in te che leggi), eccoci a trattare di qualcosa che avevo annunciato e che se non ti proporrò come voleva essere in originale, (partendo dal titolo), sarà solo per rispetto a Nino Spallone, quel giovanotto che, incontrato lo scorso sedici alla festa dell’emigrante, mi ha esortato in tal senso, fiducioso nella soluzione del problema che ha generata anche questa farneticazione.
Tralasciata dunque questa sfaccettatura di quanto sto trattando almeno per ora, passiamo ad analizzare il resto considerando ad esempio cosa accadrebbe se di botto venisse promulgata una Legge che vietasse di chiamare per soprannome i propri compaesani.
A me è capitato ad esempio di sentirmi chiedere dove abitasse Giuseppe Corvelli e trovarmi nell’imbarazzo di non saper rispondere di primo acchito, suscitando la meraviglia del forestiero che mi stava rivolgendo il quesito.
Va da sé che dopo qualche secondo, tornato in me da quella strana amnesia, ho potuto accontentare il mio interlocutore, ricordando che Giuseppe Corvelli, altri non è che Giuseppe C’ccon, ovvero il Principe.
Perché due soprannomi?
Il primo, (C’ccon), deriva dalla famiglia; il secondo, Il Principe, è stato determinato dall’innata capacità del mio amico Giuseppe di imitare il Grande Totò.
Questo è solo un esempio di una lunga lista di soprannomi, ben amalgamata da una poesia di Donato D’Antonio, (Ciavl), testo del quale non dispongo ma che è reperibile negli archivi di chi si occupa specificatamente di maidunate.
Personalmente ho tutta una serie di soprannomi, partoriti dalla mente di amici e nemici, o dalla mia necessità di crearmi un nickname, atteso che di famiglia da parte paterna io non possa sfoggiare uno pseudonimo, ne bello, ne brutto.
Da parte materna però, potrei fregiarmi del soprannome di “Sambugnar”, (Zampognaro), derivato dal fatto che i miei avi, (di parte materna per l’appunto), fra le altre cose, per vivere suonassero la zampogna.
Da dire che il soprannome è quasi il mantenimento di una casata, quindi, non potendo proporre Quello di zampognaro da parte di padre, non ho potuto neppure utilizzarlo come QRZ sul baracchino CB, dovendo optare per il nominativo di Ulisse.
In tanti, a Gambatesa, in questi giorni e non solo, se prima un po’ ritrosi, hanno compreso che il soprannome, più che un onere ed un disonore, in realtà è una distinzione e di conseguenza un onore, portarlo o sentirsi chiamati proprio con quel termine.
Tornando a me, non faccio mistero poi del fatto che solo a Gambatesa, io di soprannomi ne ho più di qualcuno, ma prima di parlare di quelli paesani, mi corre l’obbligo di definire le alternative al mio nome in uso in etere.
Innanzitutto “Ulisse”, quel nominativo creato per necessità, dovendolo usare alla radio CB, (Trasmissioni a breve raggio: Banda Cittadina), una volta per nascondermi, ora per esclusivo folklore, atteso che per le trasmissioni OM, (trasmissioni a lungo raggio: Mondiali e di altro genere), il nominativo legale venga imposto dalla licenza, (più che un soprannome, è una serie ben definita di caratteri numerici ed alfanumerici, combinati e con un preciso significato), mentre quello pirata è variabile, secondo le necessità, (quindi può essere anche un soprannome).
Tornando all’ambito prettamente paesano poi, “Il Cieco”, (che più che un soprannome è una costatazione di fatto), “Il Porco”, (soprannome, come già farneticato, affibbiatomi da Johnny, vale a dire Giovanni Abiuso) sono gli pseudonimi che più mi contraddistinguono in questo periodo.
Pasquale Abiuso poi, (e parlo di Pucin, il presidente della Pro Loco), da quando ho cominciato a tediarti con le mie farneticazioni e gli articoli proposti dai miei collaboratori, mi chiama solo “Direttore”.
Potrei andare avanti, rischiando però di passare per narcisista.
Va da sé che la tua intelligenza avrà già afferrato a pieno che io non pensi nemmeno lontanamente di offendermi, qualora sentissi gente chiamarmi per soprannome: Altrimenti che dovrei fare ad esempio a quella bestia di Johnny, una bravissima persona oltreché un amico?
A me invece interessa rimarcare che, nonostante il dirsi moderni di certi gambatesani, questi si offendano ancora per il fatto che tutto il paese li chiami con il proprio soprannome, denotando contemporaneamente il loro saper essere falsi ed opportunisti, quindi, offendendosi qualora il farlo non comporti loro perdite.
Tutto ciò, a meno di non aggiungere fatti contingenti, ovvero ordini di offendersi, imposti dall’alto.
Di questo però, ne parleremo se il buon Nino non avrà risolta la situazione alla base di questa mia farneticazione, visto che da quando mi conosci, ormai avrai imparato che non mi tengo un cecio in bocca e che lo faccio in onor di verità.
Secondo te: Ne riparleremo?