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Del Turco Condannato. Ex Presidente Abruzzo: “Io Come Enzo Tortora”

Di Vittorio Venditti

Eccone Un Altro!!!

Siccome in questi giorni stiamo parlando di piagnoni più o meno conosciuti, più o meno V. I. P., dopo quanto detto ieri a proposito di certa credibilità tutta italica, associamo al malloppo anche il “brav’uomo” di cui si parla in questo simpatico articolo che oggi utilizzo da pezza d’appoggio, articolo al quale ho rubato anche il titolo, tanto mi preme sottolineare il senso di nausea che mi dà una tale dichiarazione.

Come anche tu puoi leggere se clicchi l’apposito link, l’ex presidente della regione Abruzzo, nonché ex proveniente dalla sinistra e dal sindacato, il signor Ottaviano Del Turco, nel ricevere la condanna di cui al processo che è stato celebrato in quel di Pescara, ha espettorata un’imbecillata che me lo rende antipatico: Si è paragonato ad Enzo Tortora.

Personalmente odio condannare qualcuno senza che questi riceva il giusto processo, così come evito volentieri di condannare questo o quell’altro politico, atteso che i politici siano solo la faccia e l’espressione del volere del popolo, (almeno in democrazia); mi fa schifo però sentire chi in galera non ha praticamente messo piede, paragonarsi a chi in carcere c’è stato, all’inizio senza nemmeno l’ombra di un processo.
Allo stesso modo, mi sento offeso quando il nostro si scaglia contro la giustizia dicendo di volerla riformare, solo perché toccato direttamente da quegl’ingranaggi malefici, non considerando neppure per un minuto, (quand’era V. I. P. del sindacato e poi dei partiti di mezzo arco costituzionale), quel problema che ora gli sta tanto a cuore.

Evitando dunque di ripetermi sugli apprezzamenti che giorno per giorno rivolgo a quella massa di delinquenti che mi hanno fatto e mi stanno facendo ancora del male, (parlo ovviamente dei “solerti magistrati”, che passare per le armi sarebbe un reato, atteso che a divertirsi sarebbero le armi per l’appunto, non noi, violentati dal loro non lavoro e lauto guadagno), evitando d’insistere su questo tasto, suonato ormai alla stessa stregua di un pezzo d’alta musica dal miglior professore d’orchestra, dico al signor “lo Turco” di smetterla di frignare, di attendere che la giustizia faccia il suo corso, ma soprattutto di evitare di paragonarsi a chi in carcere c’è stato per davvero e per questo c’è morto, senza una parola di scuse da parte di quella classe politica alla quale il povero Enzo Tortora, nonostante fosse stato avviluppato in quelle branchie ha sempre evitato di dare più di tanto confidenza, sapendosi magistralmente e dignitosamente tenere la sua vera Libertà.