Di Vittorio Venditti
“Sub Lege Libertas”, Solo Sotto La Legge Può Esistere La Libertà
Questo che ho voluto porre oggi a sottotitolo della farneticazione che ti appresti a leggere, non è solo un motto fine a se stesso ma un valore assoluto che dovrebbe far parte della cultura di ognuno di noi, evitandoci così quelle stupide forme di repressione sia fisiche che politiche, tante volte citate anche da questa “Voce Fuori Dal Coro”.
Ci troviamo spesso invece di fronte a nostri concittadini schizofrenici, gente in grado di gridare sempre e comunque allo scandalo per poi furbamente tirare l’acqua al proprio mulino.
Ieri ho elogiato il nostro fotografo di fiducia perché è stato in grado di sapersi fermare al momento giusto, per evitare di fare l’italiota; oggi mi tocca riprendere qualcosa accaduta la scorsa fine settimana, per rimarcare, se mai ce ne fosse bisogno, che la credibilità e la serietà, non possono albergare fra i nostri concittadini, perché è impossibile che un cerchio diventi quadrato, ciò, almeno secondo le conoscenze e le capacità umane, perché poi a Dio tutto è possibile, ma noi non siamo dèi.
Eccoci dunque a fare i conti con la nostra mancanza di credibilità, (come detto in diverse occasioni, qui l’ultima), per trarre dal nostro comportamento il naturale ed inequivocabile risultato che ci spetta di diritto anche se non ci piace.
Così, dopo le tante “belle figure” fatte dagli italiani nella Storia, eccoci a dover digerire la presa in giro di chi, in un modo o nell’altro, sa come proteggere i propri concittadini, al di là del torto o della ragione che costoro possano mostrare al mondo: In volo verso gli Usa Seldon Lady, agente Cia del caso Abu Omar, come dice la nostra “Mina Vagante”, “é’ un tipico caso di “dritto” internazionale!”.
D’altra parte, accade che se la Legge viene fatta rispettare, (qui l’episodio di cronaca), si arriva a trovarsi di fronte coloro che più si lamentano del lassismo delle forze dell’ordine, fra i primi a dare addosso a chi sta facendo il dovere per il quale viene retribuito, con insulti diretti proprio allo stipendio dato a questi agenti.
Infine, (ma ci sarebbe altro da dire), ecco che quegli agenti che fanno parte delle forze maltrattate a Venezia, trasformandosi completamente, si comportano così, se parliamo di quanto accadde a Roma o in altre parti d’Italia, (vedi la scorsa edizione de “Il Barile Raschiato”), oppure così, volendoci riferire al comportamento della polizia municipale di Gambatesa.
Tutto ciò, per non includere altri episodi con per protagonisti altri agenti di altre forze dell’ordine, documenti che se ti va, puoi reperire razzolando nell’archivio di quest’inutile sito, altri episodi fra i quali puoi trovare anche qualcosa che ha coinvolto direttamente chi ti sta tediando.
Lasciando il campo delle forze dell’ordine ed allargandoci alla normale cittadinanza, prendiamo in esame la schizofrenia che attanaglia gente che pretende di farci credere di avere potere di vita e di morte su Gambatesa ed i gambatesani.
Così mi vedo costretto a rintuzzare attacchi di sfogo proposti su Facebook, da chi: Dice che io mi permetto di criticare tutto il criticabile e che per questo motivo questa persona ha lasciato il paesello, oppure chi: Mi manda a quel paese senza tanti fronzoli per ragioni medesime, o infine da chi: A questo punto ha valide ragioni per dire che sarebbe stato meglio se la persona in questione non si fosse impegnata a favore dello sviluppo del turismo gambatesano e dell’economia che ne deriva.
A queste persone rispondo rispettivamente: Che il sottoscritto non si è mosso da Gambatesa e non si muoverà, potendo vantare di non conoscere disoccupazione in famiglia, senza per questo dover chiedere nulla a nessuno; che se chi tedia Gambatesa ed il mondo intero deve andare a quel paese, chi si ritiene in diritto di mandarcelo, dovrà indicare la strada, atteso che chi si esprime in questo modo abbia già dovuto prendere la strada per quel paese per l’appunto, proprio per campare; la terza persona poi, se è vero quanto proferito da Pasquale Abiuso sabato scorso a mezzogiorno davanti al bar Tràsce e Jsce, (qui la farneticazione che riporta all’argomento), questa terza persona dicevo, sarà bene che si ricordi di parlare con meno ipocrisia, assunto che sia legittimo lavorare per guadagnare, ma sia obbligatorio, oltreché da persona educata, fare ogni cosa alla luce del sole e senza atteggiarsi a vittima da ringraziare per il disturbo che questa persona si sta prendendo per il nostro sviluppo.
A margine, ci terrei a dire altre tre cose:
La prima, va vista come merito di chi, a sue spese e con il proprio lavoro sulla strada, sta mostrando da queste pagine cosa si fa da altre parti, dove la gente campa facendosi pagare anche l’aria che viene respirata e lo fa senza mandare nessuno a quel paese ma andandoci lui, volontariamente e senza chiedere ringraziamenti a chi che sia; la seconda cosa, si riassume nel dire che se vogliamo chiacchierare siamo liberi di farlo, ma a quest’inutile sito interessa proporre ciò che viene espettorato, corredato da foto che diventano fatti, fatti ancora più seri se per colpa di certe “cene”, si arrivi ad aver mal di stomaco per i due giorni successivi, senza ovviamente arrivare alla morte, purtroppo per i nostri detrattori; passando al terzo mio dire, tutte queste vittime sacrificali dovrebbero ben ricordare che chi scrive ha fatto parte della locale Pro Loco ed ha lavorato per Gambatesa in varie occasioni, nonostante dal Vero Borgo Natio, (vedi codice fiscale: VNDVTR66E31D896F, codice fiscale che la persona che dice di esser nata a Gambatesa non può esibire, perché nata a Campobasso, quindi, non natia di Gambatesa), lo Stesso abbia ricevuto quasi sempre solo torti.
Per dirla chiaramente dunque, chi scrive, lavorando nella Pro Loco, ha potuto assistere alla solita scena all’italiana, nella quale dieci lavorano e cento criticano.
Fra coloro che criticano, si annoverano persone che lo fanno da altre pagine e che pretenderebbero di presentarsi come verginelle, confidando sul fatto che il gambatesano medio dimentichi facilmente, mentre in realtà, queste stesse persone sono, (perdonami il francesismo da inferno dantesco), delle zoccole d’alto borgo che per altro non si sanno neppure vendere al miglior offerente, sbagliando offerente per l’appunto.
Qui, non si dimentica.
Qui si fa ciò che si riceve.
Qui, si critica così come si è criticati.
E nessuno potrà far niente per evitarlo, per non scatenare una reazione, se vuoi, ancor più veemente, atteso che quel frignare di chi si crede in diritto di dire ciò che vuole senza contraddittorio, non solo ci gasi, ma ci dà la forza di andare avanti fino al veder scoppiare il fegato di certi falsi potentati.
E scusa se non faccio sconti a nessuno. soprattutto a chi crede di poter fare ciò che vuole, magari proprio in barba al dire posto come sottotitolo.
In definitiva: Volendo per l’ennesima volta ricordare a me stesso che certa reputazione, positiva o negativa che sia, si costruisce con il tempo ed il concorso di tutti, prima di rivolgere il dito per indicare la pagliuzza nell’occhio del Prossimo, sarà il caso di spostare la trave che ostruisce il nostro punto di visione.
Qualcuno mi ha insegnato che ciò è scritto nel Vangelo:
Quel qualcuno… quest'”insegnamento” lo propone a tutti o solo a chi deve fermarsi per non disturbare la vita di costui?
Sarà il caso di finirla di credersi più “potenti”, in nome di un pensare che il resto del mondo sia “inferiore”…
Forse si scriverebbe di meno, sicuramente però si vivrebbe meglio e di più.