Di Vittorio Venditti
Finalmente Un Pò Di Chiarezza
Circa un mese fa, ho ripreso un problema che, oltre a starmi direttamente a cuore, mi permetteva di addentrarmi nella giungla delle leggi, giungla, perchè non sempre accessibile a tutti, così, come prevederebbe la Costituzione ancora vigente: l’eventuale ripristino della pensione per i ciechi possessori di reddito.
Ti avevo promesso che, in ogni caso, avrei posta la parola fine e ti avrei aggiornato su quest’argomento.
Eccomi, dunque, a farlo.
Avendo, tramite il mio legale di fiducia, presentata la diffida all’INPS, (così, come rimessa in allegato all’articolo precedente), per evitare di allungare i tempi, già biblici, della cosiddetta “giustizia”, abbiamo agito come in questi casi va fatto.
Il mio avvocato, ha provveduto a contattare l’ufficio legale dell’INPS, per il tentativo di composizione pacifica della questione.
A differenza del colloquio da me avuto con gli impiegati INPS, lo scorso aprile, qui, abbiamo trovata gente molto più preparata e disponibile a proporre le proprie ragioni, per, poi, discuterle e trovare la soluzione del problema.
Non volendo tediarti con inutili proposizioni legali, passo al risultato che, se pur sembrerebbe a me totalmente avverso, in realtà, mi ha data la possibilità di conoscere finalmente la verità in tutto questo bailamme.
Tutta questa diatriba si sarebbe potuta evitare se solo si fosse usato un distinguo fra pensione di invalidità data a seguito di versamento di contributi e assegno di assistenza, dato al di là della contribuzione.
Il regio decreto cui si fà riferimento all’art. 68 della legge 153/69 e successive, identifica come pensione data agli invalidi e o ai ciechi, quella acquisita a seguito del versamento di almeno cinque anni di contributi.
Quella che, invece, viene comunemente definita pensione d’invalidità, data ai ciechi civili, così come agl’invalidi civili, non è altro che un assegno di assistenza che lo Stato dà a costoro in segno di solidarietà, ai sensi, in primis, dell’articolo 3 comma 2 della Costituzione, poi, di tutta una serie di leggi che regolano la materia.
Detto quanto sopra, la richiesta di ulteriori aggiornamenti dell’assegno stesso, bypassando la situazione reddituale di chi ne fa richiesta risulta non legittima.
Volendo fare l'”italiano”, per assurdo, io, percettore di ciò che continueremo a chiamare “assegno d’assistenza”, potrei licenziarmi dal posto di lavoro, richiedere la Vera Pensione di ciecità civile, e poi farmi riassumere, così, da avere sia la pensione, sia il reddito da non calcolare ai fini della sospensione della pensione stessa.
Inutile dire che, fra l’altro, tutto questo garbuglio risulterebbe palesemente incostituzionale.
Se vivessimo negli anni settanta, quando era addirittura possibile per certi “impiegati” farsi trasferire, ad esempio dall’ufficio iva alle poste, piuttosto che all’enel o all’allora sip, forse questo discorso potrebbe avere qualche possibilità di riuscita.
Con questi chiari di luna, invece, proporre un azzardo del genere, porterebbe il protagonista direttamente in casa di cura.
Al di là di ciò, mi preme, comunque, rampognare il politico che, pur volendo operare giustamente nel legiferare, forse perchè preso dai troppi litigi con i suoi colleghi, dimentica di utilizzare termini per distinguere gli atti d’ufficio, di cui parla nelle leggi che propone all’esame del parlamento.
Un pò più d’accortezza in merito, probabilmente avrebbe un forte effetto riduttivo su contenziosi che, proposti, non avrebbero seguito.
Altro, è invece, ciò che vorrei dire a chi si vanta di difendere i diritti di categorie di cittadini, ma non mi ribasso a farlo da questo sito, visto che, mi perdonerai, il sito stesso è stato costruito per proporre, non per perdere tempo a “lavare la testa all’asino di turno”.
In tutto questo, l’unica cosa che mi preme dire, consiste nel fatto che sulla mia strada, ho trovato un Signore, un Vero amico, nell’avvocato Nicola De Pascale che, compresa la mia volontà d’azione, e visto il beneficio che si poteva offrire alla chiarezza in una questione che interessa molti, ha lavorato per la soluzione del problema in maniera totalmente gratuita.
Posso essere fiero di dire che, per la soluzione di questo problema, ho speso la “ragguardevole” somma di quindici euro, utilizzati per la spedizione di tre raccomandate.
Ben contento di dire che, visti i risultati, questi soldi sono stati da me veramente ben spesi.