Di Vittorio Venditti
(Foto E Video), Di Salvatore Di Maria
Mangiando In Un Cantiere
Possiamo permetterci di tutto: Anche di fare un banchetto in un cantiere.
Mi riferisco a quanto accaduto l’altra sera, un normale sabato sera, trasformato in un normale stare insieme fra amici, inventandoci luogo e modalità d’azione per superare l’eterno nulla che si vive a Gambatesa, in ottemperanza a disposizioni che per offrirci sicurezza e quant’altro di simile, ci costringono quasi alla galera, merito di chi poi, dicendo di amministrarci, se ne attribuisce i meriti per l’appunto.
L’altra sera dunque, eccoci in quella che sarà casa mia, per mangiare e divertirci, spendendo poco e stando bene.
Sì, perché in quindici persone, lo sballo ci è costato poco meno di cento euro in totale ma ci ha permesso di passare la serata come al solito.
Non viene quasi nemmeno la voglia di scrivere, visto che le foto parlano da sole, anche perché, alla fine della fiera, rileggendo vecchie farneticazioni, andresti a ritrovarci la medesima trama.
I Fatti:
Alle sei del pomeriggio l’appuntamento, per iniziare a generare quello che hai visto nella foto posta in testa a questo scritto.
Il resto vien da sé ed inizia con la pensata estemporanea di Johnny, che spedisce Lay presso il bar di Salvatore a Ccett a comprare una cassa di birra, prontamente da noi saccheggiata, anche perché, volendo bere birra davvero fredda, la si può trovare solo in quel locale e l’altra sera, la voglia di berne di ghiacciata era imperiale.
Alle otto meno un quarto, s’incominciano a vedere i primi frutti del lavoro che in diversi stavano facendo attorno al fuoco; ecco la salsiccia che però si è deciso di non mangiare subito, attendendo la preparazione del resto della carne per poi sederci tutti insieme a tavola.
forse un errore?
Una particolare attenzione è stata riservata a pollo e quaglie, arrostiti su una graticola a sé stante.
Qui, puoi vedere qual’è stato il lavoro fatto anzitempo da Maria che è stata tutto il pomeriggio a preparare il condimento che poi è stato sparso sulle varie qualità di carne, poste nella “sala d’aspetto” che vedi.
La squadra dell’altra sera, era composta come detto da quindici affamati, di cui 5 erano donne e di queste, due erano bambine, per cui al Sacro, il vino e la birra già sparita, abbiamo dovuto necessariamente abbinare il profano, vale a dire aranciata, Coca-Cola e gassosa, per evitare spiacevoli ed indesiderate conseguenze a chi era astemio, nessuno fra i maschi della combriccola.
Fra le carni che avremmo di lì a poco mangiate, abbiamo avuta la splendida idea di inserire gli arrosticini di carne d’agnello, ottimi ma pochi: Ne avevamo solo sessantacinque.
Johnny, il solito burlone, era affaccendato vicino al fuoco, ma non ha disdegnato di fare scherzi, nemmeno mentre “lavorava”.
Lavorava?
Ecco la dimostrazione pratica di come si lavora in Italia: Pochi lo fanno, gli altri, compreso chi scrive, guardano.
Ecco invece cosa può accadere se una parte di grasso si stacca dalla carne che sta arrostendo e finisce fra le fiamme: Ci Volevano i vigili del fuoco!
A già, c’era mio fratello Tonino…
La birra era già finita e qualcuno già la stava espellendo dal proprio corpo, ed il vino iniziava ad essere tracannato da noi, voraci e ferventi sostenitori della C G Pelle, per cui, già poco dopo le otto, a sole non ancora tramontato, si iniziavano a vedere i primi effetti dovuti al nostro “signorile” ed “educato” comportamento…
La carne era arrostita e quella peste di Johnny, volendo farmi uno dei suoi scherzi, a mia insaputa, chiede segretamente a Totore d’immortalarmi con la pentola piena di tutto quel ben di Dio di fronte, come se io fossi l’unico a doverne gustare il contenuto.
Tutti a tavola per mangiare e ristabilire un minimo di calma.
In effetti, fino a quel momento, prima Lay con il suo stereo, poi Mario, con la sua automobile attrezzata con un impianto megagalattico che sembrava di stare ad assistere un concerto di musica live, avevano contribuito a generare quel clima di vero casino che aveva fatto comprendere a tutta Gambatesa cosa si stesse facendo da noi.
Continuavano intanto a svilupparsi i fumi dovuti alla nostra progressiva discesa fra le braccia di Bacco e questo è stato l’effetto dei raggi uva, non tanto intesi come i raggi di quel sole che nel frattempo era tramontato, quanto da attribuire a quella frutta dalla quale era stato estratto ciò che stavamo bevendo.
Lo posso assicurare con certezza: C’è l’uva in quel vino, visto che è il vino di casa nostra, prodotto in famiglia.
Cominciava a carburare anche Donato, immortalato con vicina una delle due lampadine, quel recipiente da cinque litri, contenente il prezioso nettare che ci stava pian piano trasformando.
Eccolo, prima di sparire nel nostro ventre.
Eravamo sempre più appartenenti a Bacco e non poteva non iniziare la tortura alla quale Johnny, ad ogni baccanale che dio comanda, mi sottopone.
A lui, l’altra sera si erano unite anche mia nipote Ilenia e Timea, la figlia di Lay e Maria, che non posso proporti in foto, in ottemperanza alla carta di Treviso.
Eravamo talmente carburati che ci è venuta la bell’idea di ringraziare Bacco che ci stava così bene assistendo.
Sì, stavamo davvero in grazia di Dio, e questa foto ne è la dimostrazione pratica.
Quanto finora detto, non poteva avere miglior conclusione: Donato infatti, fino a quel momento di poche parole, visto lo stato nel quale anche lui era ridotto, ha incominciato a concertare la canzone che, (se non la dimenticherà), dovrà presentare alla corrida di Gildone il prossimo ventisette luglio.
Sì, perché l’altra sera, donato si è scordata pure la testa, atteso che il motorino lo abbia dovuto lasciare sul luogo del delitto, per recuperarlo solo ieri mattina, con ancora visibili i postumi del “disastro” della sera precedente,
disastro che guardando quest’ultimo video ti dovrebbe essere sufficientemente chiaro.
In definitiva: Come dico di solito, tutto è bene ciò che finisce bene; meglio poi se a finir bene sia qualcosa di semplice ed essenziale, cosa della quale ringraziare solo Dio e le nostre capacità di stare insieme e volerci bene, senza inutili orpelli ed ancor più deleteri ringraziamenti da indirizzare a questo, piuttosto che a quell’altro politico, gente che se veramente servisse a qualcosa, come accade da altre parti, si farebbe in quattro per integrarsi con quel popolo che sa vivere e sa farlo bene anche senza di loro e soprattutto alla faccia di costoro.