Di Vittorio Venditti
Quando Lo Sport Non E’ Più Tale
Da quel tradizionalista che sono, ho sempre visto quello sport che una volta era il calcio, giocarsi di domenica; per questo avrei dovuto parlarne ieri.
Siccome però lo sport è qualcosa che va trattata in second’ordine, visto che avevo cose più importanti da dire, posticipo ad oggi questa farneticazione, volendo parlare di calcio, ma andando ad esplorarne il modo con il quale quello che una volta era sport, viene visto a Campobasso.
Lo spunto mi viene offerto su un piatto di platino, da quest’articolo: Campobasso – Niente serie C, ma i Lupi provano a risorgere: nasce il comitato dei saggi rossoblù – Primonumero.it, scritto che la dice lunga sul modo di fare giornalismo in Molise, quel modo che a me non è mai piaciuto, quel modo che mette in primo piano le gesta del politico a cui leccare le parti intime per guadagnare qualche briciola, per poi, da buoni cagnolini ammaestrati, andare a perdere un po’ di tempo presso quegli sprechi di pubblico danaro che rispondono al nome di stadi di calcio, dove osannare altri personaggi famosi, tali per il fatto che prendono un sacco di soldi per correre dietro ad un pallone, senza capire ne imparare cosa voglia dire la parola LAVORO.
Eccomi dunque a dire di quello “sport” che a suo tempo era stato ben utilizzato da quel Tonino Molinari in grado di portare la squadra che ha per simbolo il lupo negli stadi che davvero contano, permettendo a Campobasso di farsi conoscere da chi,in regioni dove chi ci va deve pagare anche l’aria che respira, non sapeva neppure quali fossero le coordinate che potevano servire per cannoneggiarla.
Ovviamente, tutto poi doveva portare danaro di ritorno, tant’è vero che un altro Signore del calcio, Costantino Rozzi, allora presidente dell’Ascoli, pensò bene di trarne vantaggio, costruendo quella cattedrale nel deserto che risponde al nome di stadio di Campobasso, utile a quella città, così, come sono utili a Gambatesa i locali parchi giochi.
Se dessero quel luogo a Gilotti. probabilmente con l’affitto versato da questo al municipio, Campobasso ne trarrebbe davvero un vantaggio economico utile all’intera cittadinanza.
Molinari, per ragioni che evito qui di riportare, è stato costretto a retrocedere e poi a fallire.
Qualcun altro ha riprese le redini di qualcosa che già aveva stufata l’opinione pubblica, cercando di riportare i lupi rosso blu verso la gloria.
Oggi si parla di comitato di “saggi” fra i cosiddetti tifosi campobassani, quella stessa gente che è stata in grado di disprezzare chi, di tasca sua, era venuto in Molise per ravvivare qualcosa di morto e già resuscitato una volta.
Bello per me è stato quanto accaduto il giorno del mio compleanno, quando per errore ho ricevuta la telefonata dell’ex presidente del Campobasso calcio, quel Ferruccio Capone, al quale ho espressa tutta la mia incondizionata solidarietà per il modo in cui è stato maltrattato da chi, oggi “saggio” vorrebbe compiere un miracolo che nemmeno Gesù Cristo ha portato a termine: La doppia resurrezione.
Oggi, quei “saggi” che andrebbero definiti in altra maniera, stanno tentando di rimettere insieme i cocci provocati con lo schifare l’ingegner Capone; oggi quei “Saggi” piangono per non aver saputo iscrivere il Campobasso calcio alla lega Pro, perché non in possesso di trecentocinquantamila euro, da regalare alla lega.
Che cazzo ci devono fare con tutti questi soldi?
L’avallo per l’iscrizione al campionato, lo forniscono con una firma in oro zecchino?
Potrei dire tante cose in merito alla tara di coloro che arrivano a spingersi a sprecare tanti soldi per rendere reale un’imbecillata del genere; se non lo faccio è perché credo che sia legittimo che ognuno abbia il diritto di buttare il proprio danaro secondo le personali volontà.
Diverso è, quando si cerca di coinvolgere, quasi obbligare, le imprese locali a collaborare ad un simile scempio, dimenticando che forse, i soldi buttati in questo modo, possano essere più utili per creare lavoro per tanti giovani e o padri di famiglia.
Evitando dunque di attaccare gente che, (e lo fanno anche a Gambatesa), chiede di aiutare enti che non producono altro che calci ad un pallone, plaudo di cuore all’indifferenza che oggi pervade Campobasso e tutti i luoghi nei quali chi ha, comprende che non è il caso di sprecare, mandando finalmente in malora quelle arnie di parassiti che non producono ma sprecano, nella segreta speranza che queste bolle di sapone esplodano, riportando poi tutto alla vera normalità.
Insomma: finalmente il calcio viene trattato da par suo: Preso a calci per l’appunto!
Da ultimo, mi piace riprendere il pensiero della nostra “Mina Vagante”, quando, a proposito della speriamo sicura retrocessione del Campobasso, dice: “Ora, potremo vedere questa squadra di blasonati, giocare contro il Ripalimosani e per farne il tifo, raggiungere quel paese con l’Uno Nero…”.